Sul sito thispersondoesnotexist.com una galleria ininterrotta di volti creati da algoritmi di intelligenza artificiale

Dove può arrivare l’Intelligenza Artificiale? Dopo la prima macchina che traduce i pensieri in parole, questa volta a dimostrare le enormi potenzialità di questa tecnologia è Philip Wang, ingegnere che ha sfruttato una ricerca pubblicata da Nvidia per progettare questa serie infinita di finti ritratti.
Wang ha creato una piattaforma in grado di riprodurre volti di persone che sembrano a tutti gli effetti reali, ma non lo sono.

Due algoritmi al lavoro

Sul sito thispersondoesnotexist.com possiamo infatti scorrere una dopo l’altra, semplicemente aggiornando la pagina, le immagini di donne, uomini, bambini e anziani, dai tratti occidentali, asiatici e africani, che hanno tutte in comune una caratteristica: non esistono veramente.
I volti infatti sono il frutto di due algoritmi: uno addestrato a riprodurre i tratti somatici presi da un gran numero di immagini di persone vere, mentre un altro valuta il risultato e, se ritenuto adeguatamente realistico, lo riproduce e ce lo restituisce.
Entrambi gli algoritmi lavorano con il meccanismo tipico delle reti neurali del cervello.

«Ogni volta che si aggiorna il sito – ha spiegato Wang a Motherboard – la rete genera una nuova immagine di un volto da zero. La maggior parte delle persone non capisce quanto saranno brave le intelligenze artificiali a sintetizzare le immagini in futuro».

Possibili sviluppi

Il software di Nvidia, che è stato rilasciato in licenza open source, infatti non è in grado di creare solo volti immaginari: i ricercatori sono al lavoro per dare vita anche a cani, gatti e personaggi di cartoni animati giapponesi.

Ma quale potrebbe essere il rovescio delle medaglia di una tecnologia così potente? 

Le prime perplessità sono state espresse da Kevin Kelly, uno dei creatori di Wired, che afferma: «È la fine della fotografia come prova di qualcosa che è realmente successo».

Altre preoccupazioni arrivano dal New York Times: «Non è difficile immaginare che qualcuno possa utilizzare questi programmi per mettere in difficoltà qualche politico; per creare video pornografici con le foto di qualche ex montate ad arte per vendicarsi o per cercare di incastrare una persona per un crimine che non ha commesso».

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