Quello che finora era solo un sospetto di chi ha un migliore amico a quattro zampe, ora è stato finalmente confermato scientificamente: i cani soffrono di gelosia quando ricevono scarse attenzioni dal proprietario e mettono in atto comportamenti volti a riconquistare le attenzioni perdute.

 

E’ quanto emerso da uno studio condotto dalla psicologa Christine Harris dell‘Università della California a San Diego e pubblicato sulla rivista Plos One: osservando tre Border Collie durante una visita nella loro casa, la studiosa racconta al Washington Post: «Stavo accarezzando due di loro e non mi sarei sorpresa se anche il terzo avesse cercato le mie attenzioni, e invece è stato proprio l’atteggiamento dei primi due a sconcertarmi, perché hanno iniziato a mostrarsi aggressivi l’uno verso l’altro. Uno dei due ha perfino cercato di spostare la mia mano dall’altro per essere così il solo destinatario delle coccole e per me questo combacia perfettamente con la motivazione alla base della gelosia».
Dopo lo studio che ha dimostrato che i cani reagiscono alle voci umane, in particolare se di carattere emotivo, allo stesso modo delle persone, ora sappiamo che possono essere anche gelosi come i loro amici umani. Un’altra ricerca aveva messo invece in luce che il cane riesce a prevedere il comportamento umano a prescindere dall’addestramento ricevuto.

 

Reclamano attenzioni

Partendo da quest’osservazione la psicologa ha deciso di studiare in maniera più approfondita l’argomento, per capire se i due cani agissero in preda a una vera e propria gelosia o semplicemente a una mancanza di attenzioni. La Harris è partita da un esperimento condotto dalla collega Sybil Hart della Texas Tech University sui bambini di 6 mesi, adattandolo ai 36 cani che ha coinvolto nell’esperimento, che sono stati osservati e filmati mentre i loro proprietari li ignoravano perché impegnati in altre attività comuni, come leggere un libro a voce alta, accarezzare un cane di peluche (che però scodinzolava e abbaiava come uno vero) e coccolare una zucca di Halloween come se fosse un altro cucciolo. La sorpresa è che i cani hanno reagito diversamente nel caso del libro, verso il quale non hanno mostrato quasi nessuna reazione, mentre quando il proprietario ha mostrato attenzioni nei confronti del peluche e della zucca, l’animale ignorato si è rivelato due volte più portato a spingere o toccare il suo amico umano per reclamarne le attenzioni.

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Un attacco al terzo incomodo

Addirittura un terzo del campione studiato è arrivato a cercare di frapporsi tra l’uomo e il presunto rivale; un quarto dei cani ha morsicato l’oggetto della gelosia, confermando di vivere un profondo disagio per il fatto di essere ignorato e di patire la presenza dell’altro cane, anche se finto. Il tentativo del cane in questi casi è quello di interrompere il legame emotivo tra il proprietario e il “terzo incomodo”, il cane usurpatore.

«Questo tipo di comportamento aggressivo suggerisce che i cani fossero convinti che il falso pet fosse in realtà vero – ha spiegato la Harris al The Independent – e questo sconfessa la convinzione scientifica che la gelosia sia un’emozione che richieda processi cognitivi complessi, supportando invece la tesi iniziale, secondo la quale possa esserci una forma di gelosia primordiale, che si sia poi evoluta come una sorta di protezione dagli intrusi all’interno del proprio contesto sociale».