Chi non vorrebbe vivere fino a 100 anni? Gli italiani si dichiarano propensi ad aspirare a questo traguardo, purché non ci si arrivi in solitudine e senza grosse difficoltà che compromettano la qualità della vita

E’ quanto emerso dal congresso nazionale della Società italiana di gerontologia e geriatria (Sigg) di Bologna, con dati che rivelano come gli italiani temano la solitudine molto più che la povertà e la malattia. Ecco perché la voglia di vivere a lungo è legata all’idea di avere più tempo a disposizione da trascorrere con gli affetti più importanti.

Del resto sembra che gli italiani siano sulla buona strada verso questo obiettivo, dato che negli ultimi dieci anni gli ultracentenari sono quasi raddoppiati, grazie soprattutto alla dieta mediterranea.
L’indagine ha rilevato che solo il 10% della popolazione ritiene adeguata una durata di vita fra gli 85 e gli 89 anni, mentre il 75% crede che l’arco dell’esistenza debba durare fra i 90 e i 104 anni. Esiste poi una minoranza, pari al 13%, che è convinta che si dovrebbe campare addirittura fino ai 110 anni.

Sì al farmaco della longevità, no alle rinunce a tavola

Il desiderio di longevità è così sentito che l’86% degli over 70 e l’80% dei più giovani prenderebbe subito un farmaco per diventare centenario, se esistesse. Peccato che la pillola della longevità non sia ancora stata inventata.
Però quando si tratta di rinunce a tavola, il discorso cambia: solo uno su dieci sarebbe diposto a digiunare tre volte a settimana per vivere più a lungo.

“Numerose ricerche – osserva il presidente dei geriatri italiani, Giuseppe Paolisso, rettore della Seconda Università degli Studi di Napoli – indicano che una dieta a ridotto contenuto calorico potrebbe contribuire ad aumentare la sopravvivenza, ma la via breve e facile di un farmaco è preferita dalla maggioranza”.

“Secondo il 63% degli over 70 e il 55% dei più giovani una società di centenari sarebbe un nuovo paradiso, anche in Italia – continua il dottor Paolisso – certamente però c’è bisogno di uno sforzo maggiore per creare una società che sia solidale con gli anziani e ne soddisfi le necessità senza essere penalizzante per i giovani”.

 

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