Parkinson, ultrasuoni nel cervello per fermare i tremori

Marcatori specifici nella saliva consentono di individuare la presenza del morbo di Parkinson prima che si sviluppino i sintomi

A scoprirlo è un team di neurologi della Sapienza di Roma, diretti da Alfredo Berardelli che, dopo aver pubblicato i primi risultati sulla rivista PLOSone, ne hanno parlato al congresso dell’Accademia Limpe-Dismov di Bari.

«Da tempo si è alla ricerca di un biomarker che aiuti nella diagnosi e nella valutazione dell’evolvere della malattia – spiega Berardelli, Presidente dell’Accademia per la malattia di Parkinson -. Noi abbiamo osservato che nei parkinsoniani si riduce la forma non aggregata monomerica, dell’alfa-sinucleina e questa riduzione è correlata in modo proporzionale alla gravità del quadro motorio. È come se questa proteina venisse “consumata” dalle cellule e accumulata in aggregati, gli oligomeri, che risultano infatti aumentati». A diminuire è quindi l’alfa-sinucleina totale, mentre la sua forma aggregata oligomerica, considerata tossica, aumenta.
Dopo il braccialetto hi-tech sviluppato dall’Istituto di BioRobotica della Scuola Superiore Sant’Anna di Pisa per monitorare i sintomi del Parkinson, questo studio rappresenta un altro importante passo avanti nella ricerca su questa malattia. Ricordiamo che sempre lo stesso Istituto ha messo a punto una rivoluzionaria tecnica di stimolazione wireless che consente  di accendere e spegnere a distanza le cellule nervose, con  l’idea di aprire la strada ad una nuova stimolazione neurale non invasiva per patologie come il Parkinson.

Un sistema non invasivo

«Misurare le concentrazioni di alfa-sinucleina e delle sue componenti nella saliva è un grande passo avanti rispetto alle misurazioni invasive, dolorose, poco ripetibili necessarie finora» sottolinea Berardelli. Un primo traguardo si era già raggiunto nel 2011 arrivando a dosare la forma fosforilata dell’alfa-sinucleina nel sangue: i ricercatori dell’Università di Lancaster e Tokyo, diretti da David Allsop, avevano indicato che nel plasma dei parkinsoniani risultava costantemente aumentata. Tuttavia i valori sono poi risultati così variabili da persona a persona da rendere questo marker non affidabile.

Il lubrificante dei neuroni

L’alfa-sinucleina ha un ruolo importante nel rilascio dei neurotrasmettitori fra le terminazioni nervose, favorendo lo scambio d’informazioni, inoltre aiuta la trasmissione del neurotrasmettitore dopamina, fondamentale nel controllo dei movimenti e carente nei pazienti malati di Parkinson. L’alfa-sinucleina è stata definita anche “il lubrificante dei neuroni”, dopo aver bloccato nei topi il gene Snac che la codifica e aver rilevato negli animali lo sviluppo di deficit motori.

«È come non cambiare mai l’olio del motore –ha spiegato- . Per i primi chilometri l’auto si muove, ma alla fine il motore fonde».

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