Il ghiaccio alimentare, soprattutto se casalingo, può essere contaminato da muffe e batteri
Con l’arrivo del caldo estivo si cerca spesso refrigerio in un drink ghiacciato e nei bar vengono preparati sempre più cocktail e bevande con ghiaccio. Eppure non si pensa mai al fatto che il ghiaccio possa nascondere insidie per la salute. Senza fare allarmismi, l’Inga, Istituto nazionale ghiaccio alimentare rivela che “il ghiaccio alimentare italiano è quasi sempre sicuro, anche se si deve fare di meglio. Soprattutto da parte delle piccole realtà di autoproduzione”.
Batteri nel ghiaccio a Palermo
Cita quindi l’esempio di Palermo, dove le analisi hanno rilevato, nelle campionature di tre Bar/Pub su cinque, concentrazioni consistenti di Enterococchi; in uno su cinque i livelli di Pseudomonas erano addirittura molto rilevanti; infine, in tutti i cubetti erano presenti coliformi.
In tutti i 15 campioni sono presenti contaminanti presenti nelle tubature e nel ghiaccio casalingo sono state rilevate molte muffe. Gli esperti spiegano che sarebbe sempre opportuno proteggere i contenitori in cui si fa il ghiaccio di casa dal contatto con il diverso contenuto alimentare del freezer, così come dalla sfarinatura della brina, che imprigiona le particelle di polvere e cibi.
Su questi 15 campioni non conformi alla sicurezza alimentare l’assessorato alla Salute della Regione Sicilia ha dichiarato di voler attivare controlli più approfonditi sul territorio da parte di Nas e Asl.
Ghiaccio più sicuro
“Ottenere un ghiaccio più sicuro per l’uso alimentare si deve e si può”, spiega l’Inga. Ecco quindi perché un anno fa è stato redatto il “Manuale per la corretta prassi operativa per la produzione di ghiaccio alimentare” redatto con la supervisione del Ministero della Salute, che fornisce un elenco dettagliato di tutte le procedure in grado di garantire che la filiera del ghiaccio offra al consumatore un prodotto privo di contaminanti di qualunque natura: fisici, chimici, ma soprattutto biologici.
Il presidente dell’Istituto Nazionale Ghiaccio Alimentare Carlo Stucchi ricorda che “prevale sempre il ghiaccio di autoproduzione da piccole/medie realtà di ristorazione, che si aggira sulle 200 mila tonnellate annue. Il ghiaccio di provenienza industriale, invece, ha ancora una quota minoritaria, producendo circa 20 mila tonn/anno».