La cannabis sarebbe efficace nel rallentare la perdita di memoria

Ad affermarlo è uno studio della University of Bonn condotto sui topi, che ha osservato come quelli che assumevano regolarmente una ristretta dose di delta-9-tetraidrocannabinolo (detto comunemente THC), uno dei maggiori principi attivi della cannabis, ne traevano benefici per il cervello e le capacità cognitive.
Già un’altra ricerca americano ha scoperto che la cannabis potrebbe favorire la rimozione della proteina associata all’Alzheimer.

Non si può applicare lo stesso ragionamento per l’assunzione di cannabis da parte dei più giovani, nei quali è stato dimostrato che un uso prolungato può invece causare danni anche gravi alla memoria. Un recente studio ha dimostrato che la caffeina è un potente alleato contro la demenza, potenziando l’attività di un enzima protettivo per il cervello.

DA 5 a 10 anni in meno

“Se riuscissimo a ringiovanire il cervello in modo da ‘regalare’ dai cinque ai dieci anni in meno senza il bisogno di ricorrere a medicinali extra avremo fatto molto di più di quanto avremmo mai potuto immaginare”, ha affermato Andras Bilkei-Gorzo, dell’Institute of Molecular Psychiatry della stessa università.

Durante l’esperimento è stato somministrato THC per un mese a topi di diverse età (due mesi, un anno e 18 mesi) osservandone gli effetti, sottoponendoli ad alcuni test. Mentre i più giovani uscivano con difficoltà dai percorsi creati dai ricercatori, i più anziani riscontravano molta meno difficoltà. Gli effetti postivi sono durati anche diverse settimane dopo la somministrazione.

Nuove speranze per arginare la demenza

“I risultati rivelano un miglioramento profondo e durevole delle abilità cognitive dovuto all’assunzione di ristrette dosi di THC negli animali più maturi”, hanno commentato gli scienziati. L’idea è che la cannabis attivi il sistema endocannabinoide, un sistema endogeno di comunica­zione tra cellule sempre meno attivo con l’avanzare dell’età.

David Nutt, professore di neuropsicofarmacologia all’Imperial College London, ha espresso la necessità di sperimentare sull’uomo e Michael Bloomfield, docente di psichiatria alla University College London, ha concluso: “Ciò che è particolarmente eccitante di questo studio è che apre le porte alla conoscenza del sistema endocannabinoide, un obiettivo potenziale per nuove strade della ricerca su malattie come la demenza”.

Leggi anche:  Regole d'oro per prolungare la vita: come aggiungere fino a 24 anni al tuo percorso di vita