Ecco perché la luce influenza il ritmo sonno-veglia
Che il buio faciliti il sonno è facilmente deducibile dall’esperienza, tanto che addormentarsi a luci accese di notte può essere per alcuni un vero problema, così come prendere sonno dopo aver utilizzato eBook e tablet a letto. Ma se è noto come la luce influenzi i ritmi circadiani, ancora poco si sa sugli effetti diretti della luce sul sonno.
Ad approfondire l’argomento sono i ricercatori del California Institute of Technology (Caltech), presso il laboratorio del professore di biologia David Prober, che hanno scoperto come una proteina specifica nel cervello risponda alla luce e all’oscurità, per impostare il giusto equilibrio tra sonno e veglia.
La proteina dello zebrafish
“I ricercatori – spiega Prober in una nota dell’ateneo – hanno precedentemente identificato i fotorecettori negli occhi che sono necessari per l’effetto diretto della luce sulla veglia e sul sonno. Ma volevamo sapere come il cervello usa queste informazioni visive per influenzare il sonno”. La sperimentazione è stata condotta su un pesce, lo zebrafish, come modello per studiare il sonno. Si tratta di pesci otticamente trasparenti, che permettono di monitorare in modo non invasivo l’attività neuronale, oltre ad avere un modello di sonno/risveglio diurno simile a quello degli esseri umani. Per capire la risposta del sonno alla luce Wendy Chen, del laboratorio di Prober, ha condotto studi che esaminano una particolare proteina nel cervello dello zebrafish chiamata prokineticin 2 (Prok2).
Come la luce influenza il sonno
Chen ha geneticamente progettato lo zebrafish per la sovraespressione della proteina Prok2 scoprendo che questi animali avevano più probabilità di addormentarsi durante il giorno e svegliarsi di notte. Gli effetti non dipendevano dal normale ciclo sonno/risveglio circadiano dei pesci modificati, ma erano legati alle condizioni di illuminazione dell’ambiente circostante. Queste osservazioni suggeriscono che un eccesso di Prok2 sopprime sia il solito effetto di risveglio della luce, che l’effetto sedativo dell’oscurità.
“I risultati del nostro studio – spiegano i ricercatori – suggeriscono che i livelli di Prok2 svolgano un ruolo fondamentale nell’impostazione del giusto equilibrio tra sonno e veglia sia durante il giorno che la notte”.




