Scoperte nuove proprietà anti-tumorali nella birra, in grado di ridurre la diffusione delle cellule malate

Uno studio del dipartimento di Farmacia dell’università di Pisa coordinato da Armando Rossello ha scoperto come una sostanza contenuta nella birra agisca da “chemioterapico” naturale. Si tratta dello Xantumolo, flavonoide presente in luppolo e birra e ricco di proprietà benefiche. La ricerca è stata effettuata in collaborazione con il gruppo di Adriana Albini, direttrice del laboratorio di Biologia vascolare e angiogenesi di MultiMedica e direttore scientifico della Fondazione MultiMedica Onlus, e di Douglas Noonan, dell’Università dell’Insubria di Varese. Oltre ad essere un antidolorifico più efficace del paracetamolo, la birra ha molteplici effetti positivi sulla nostra salute. Dopo la scoperta che berne una o due a settimana riduce del 30% il rischio di infarto nelle donne e raddoppia la fertilità maschile, un’altra ricerca ha rivelato che berne una “piccola” al giorno aiuterebbe a preservare il colesterolo buono.

Il composto che “affama” i tumori

I risultati della ricerca sulle proprietà anti-tumorali della birra sono stati comunicati dall’università di Pisa, che rivela la scoperta di nuove piccole molecole capaci di ridurre la diffusione delle cellule malate. Il composto naturale, che da solo è in grado di ridurre l’angiogenesi tumorale, si legge in una nota dell’università, “può ‘affamare’ il tumore inibendo i meccanismi grazie ai quali le cellule tumorali si procurano ossigeno e si diffondono nell’organismo”. Due dei nuovi derivati dello Xantumolo brevettati possono esercitare un’attività anti-angiogenica superiore al principio naturale base dello XN, spiega Rosello:

Arrivare alla giusta molecola per prevenire

“Questi nostri risultati aprono la strada per lo sviluppo futuro su più ampia scala di analoghi sintetici dello Xantumolo da sperimentare come possibili agenti chemiopreventivi efficaci, alternativi e a basso costo”.

La fase successiva della ricerca si prefigge l’obiettivo di testare i derivati del luppolo già brevettati per arrivare alla molecola ideale per la prevenzione dei tumori.

“Il passo successivo sarà quello di testare i più attivi derivati brevettati del luppolo in modelli cellulari complessi e individuare i principali interruttori molecolari coinvolti nel loro effetto anti-angiogenico e anti-tumorale come possibili bersagli da colpire, sia in approcci terapeutici sia di prevenzione”.

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