La ricerca ha dimostrato come i gemelli facciano fatica a riconoscersi allo specchio

Anche le ricerche scientifiche più strane e folli hanno diritto a un riconoscimento, che avviene ogni anno con la consegna dei Premi Ig Nobel al Sanders Theater dell’Università di Harvard, cerimonia giunta alla sua 27ma edizione. Si tratta di ricerche assurde, che “prima fanno ridere e poi pensare”, in quanto lavori fondati su valide e autorevoli basi scientifiche.

Analizzati i meccanismi di riconoscimento

A trionfare quest’anno nella categoria psicologia sono stati Ilaria Bufalari e Matteo Martini, un gruppo guidato dal Prof. Salvatore Maria Aglioti, Responsabile del Laboratorio di Neuroscienze Sociali presso la Fondazione Santa Lucia IRCCS e l’Università Sapienza di Roma. La ricerca ha dimostrato come i gemelli facciano fatica a riconoscersi, confrontando i meccanismi di riconoscimento del proprio volto in gemelli monozigoti rispetto alle altre persone che non vivono l’esperienza di convivere con l’esistenza di un individuo uguale a sé.

I risultati hanno confermato che i gemelli presentano maggiori difficoltà a distinguersi, aprendo anche a nuove ipotesi su strategie di compensazione che attuano mediante la cosiddetta “congruenza multisensoriale” e altri meccanismi correlati come viene sviluppata l’identità corporea e la consapevolezza di sé.

“Abbiamo pensato a uno scherzo”

I risultati dello studio verranno presentati dai due italiani durante una “Informal Lecture” al Massachusetts Institute of Technology (MIT). Questa ricerca ha incontrato l’approvazione entusiasta di una giuria che ha analizzato oltre 10.000 candidature. “Quando ci hanno comunicato dagli Stati Uniti che avevamo vinto – racconta Ilaria Bufalari – abbiamo subito pensato a uno scherzo, anche perché di nostra iniziativa non ci eravamo candidati. Ci piace lo spirito di questo premio. Ci ricorda, con la forza di chi sa fare autoironia, quanto sia importante nella ricerca pensare talvolta anche in modo apparentemente banale, esporsi perfino al rischio di essere derisi, se siamo convinti che serva a progredire nella nostra conoscenza delle cose”.

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