Si somministrano in 5 minuti, sono efficaci e a misura di paziente
Rivoluzione nell’ambito della cura del linfoma e del cancro al seno, grazie a due anticorpi monoclonali, il trastuzumab, utilizzato per combattere il tumore al seno, e il rituximab sviluppato per attaccare il linfoma non Hodgkin.
Una nuova metodica di somministrazione permette di assumere il farmaco per via sottocutanea, abbattendo drasticamente i tempi e i costi della cura e migliorando in modo significativo la qualità di vita di pazienti e caregiver. E’ quanto sostiene Altems – Alta Scuola di Economia e Management dei Sistemi Sanitari dell’Università Cattolica del Sacro Cuore di Roma, in un’analisi presentata oggi nel corso di una conferenza stampa a Roma incentrata sull’uso delle due nuove formulazioni con un approccio definito Health Technology Assessment, una strategia di valutazione che considera oltre all’efficacia del farmaco, anche l’impatto economico, sociale, organizzativo ed etico.
Tempi e costi ridotti
Il primo anticorpo monoclonale, il trastuzumab, viene utilizzato sia su pazienti con tumore in fase iniziale, sia su neoplasia localmente avanzate o metastatiche. Si tratta di una terapia spesso di lunga durata, fino a un totale di 12 mesi. Somministrato in modo tradizionale si traduce in una somministrazione endovenosa che dura in media 45 minuti, che poi diventano facilmente ore tra analisi e altre perdite di tempo legate all’appuntamento. Ecco perché la somministrazione sottocutanea rappresenta un passo in avanti significativo, che può davvero fare la differenza: l’iniezione dura cinque minuti, e anche i tempi di attesa risultano ridotti per via del dosaggio fisso e della possibilità di effettuare l’operazione in un semplice ambulatorio infermieristico.
“In definitiva – conclude Cassano – la modalità sottocutanea è maneggevole, agile e non necessita di premedicazione. È una risorsa che permette di ridurre i costi di somministrazione e di personale, ma anche i costi legati all’assenza dal lavoro delle pazienti, e consente loro di conciliare il momento della cura con la vita lavorativa e la routine quotidiana”.
Migliora la qualità di vita dei pazienti
Lo studio evidenzia miglioramento significativo sul piano organizzativo e operativo per i day-hospital, con un dimezzamento del tempo impiegato da infermieri e farmacisti e costi sociali evitati pari a oltre 60 milioni di euro complessivi (31,5 milioni di euro per il rituximab e 30 milioni di euro per il trastuzumab).
Al di là dell’aspetto economico, i veri beneficiari sono i pazienti, che grazie alla formulazione sottocutanea vedono ridotti i tempi di attesa del 34%, e quelli di permanenza in day-hospital anche del 50%.
“Attraverso l’indagine abbiamo un significativo miglioramento dell’esperienza che fanno i pazienti in questo tipo di trattamento – conclude Cicchetti – la permanenza in ospedale che genera sempre una
condizione di debolezza, si riduce significativamente, generando a cascata un impatto positivo sulla qualità della vita dei pazienti; ma anche per il caregiver che accompagna di solito il paziente in ospedale si ha un miglioramento della qualità di vita personale e di lavoro”.