L’immunoterapia di precisione potrebbe portare a una regressione completa del cancro senza ricorrere alla chemioterapia

La possibilità di curare il tumore al polmone senza fare ricorso alla chemioterapia è una realtà sempre più vicina, che potrebbe interessare ben 4 malati su 10, grazie all’uso dell’immunoterapia di precisione, ovvero quei farmaci mirati a riattivare il sistema immunitario contro il cancro in combinazioni mirate sul singolo individuo. E’ quanto prospettato dagli oncologi in occasione della presentazione del nuovo test TMB (Tumor mutational burden) in grado di ‘fotografare’ in modo completo le alterazioni molecolari del tumore analizzando fino a 500 geni e migliorare così l’immunoterapia per ogni caso specifico. La combinazione di chemioterapia e immunoterapia oggi offre nuove prospettive incoraggianti nella cura del cancro al polmone, di cui è stato recentemente individuato il meccanismo di crescita: la nuova cura può migliorare anche del 51% la sopravvivenza dei malati rispetto alla sola chemioterapia.  Il tumore al polmone è spesso definito il “big Killer” per il numero di malati colpiti ogni anno, circa 41mila solo in Italia. 

Quando l’immunoterapia è più efficace

E’ stato dimostrato che l’immunoterapie risulta più efficace nei tumori con un alto numero di mutazioni, come il cancro al polmone, vescica, gastrointestinale e il melanoma. “I risultati positivi dello studio stabiliscono il potenziale di TMB come importante biomarcatore predittivo per la selezione dei pazienti candidabili al trattamento di combinazione con due molecole immunoterapiche, nivolumab e ipilimumab, nel tumore del polmone non a piccole cellule avanzato”, afferma Federico Cappuzzo, Direttore Dipartimento Oncoematologia dell’Ausl Romagna.

I test hanno rivelato un tasso di sopravvivenza libera da progressione della malattia a un anno che è più del triplo con la combinazione immunoterapica (43%) rispetto alla chemioterapia (13%). Cappuzzo commenta positivamente il risultato, affermando che ci avviciniamo alla “concreta possibilità di abbandonare la chemioterapia nel trattamento di molte persone, pari a circa il 40%, colpite da questa neoplasia in fase avanzata. Sicuramente un grande vantaggio per i pazienti”. E’ del 40% la media di pazienti che presenta anche un alto grado di mutazioni geniche, che rendono particolarmente efficaci i farmaci immunoterapici.

Usare al meglio le risorse disponibili

Ed una nuova prova dell’efficacia dell’immunoterapia, afferma Cappuzzo, “arriva pure da un altro studio appena pubblicato sul New Englad Journal of Medicine, che dimostra come la combinazione delle molecole immunoterapiche nivolumab e ipilimumab possa risultare efficace anche nei pazienti con tumore al polmone non ancora operati, portando ad una regressione completa della malattia in circa il 40% dei casi”. Si punta “da un lato, fornire la migliore terapia a ogni persona colpita da tumore, dall’altro utilizzare al meglio le risorse disponibili – sottolinea Michele Maio, direttore del Centro di Immunoncologia e dell’Unità Operativa Immunoterapia Oncologica dell’Azienda Ospedaliera Universitaria Senese -. In questa direzione, TMB si sta rivelando un biomarcatore molecolare ‘solido’, cioè analizzabile in maniera univoca, e per questo è particolarmente affidabile”.

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