Grazie a questa tecnica si potrebbero sviluppare terapie rigenerative senza rischio di rigetto

Uno straordinario risultato ottenuto in Italia ha portato alla trasformazione di cellule della pelle in neuroni, aprendo così la strada alla possibilità di nuove terapie rigenerative per combattere le malattie neurologiche senza il rischio di rigetto. Le cellule ottenute in questo modo potrebbero infatti essere disponibili per le terapie entro due anni.
Lo studio è stato condotto da Angelo Vescovi e Jessica Rosati, dell’Irccs Casa Sollievo della Sofferenza e dell’associazione Revert, con la Fondazione Cellule Staminali di Terni e dell’Università di Milano Bicocca.

Una corretta produzione di cellule nel cervello, senza carenze o pericolosi eccessi che possono portare a malattie come l’Alzheimer, dipende da un gene che regola la formazione di neuroni, scoperto da una ricerca italiana pubblicata sulla rivista Cell Reports.

I vantaggi

“Abbiamo finalmente dimostrato di poter produrre cellule nervose in condizioni tali da poter essere utilizzate nella clinica e contiamo che questo possa avvenire al massimo entro due anni”, ha detto Vescovi all’ANSA.
Il grande vantaggio di questa tecnica è soprattutto la riduzione del rischio di rigetto nelle terapie contro la sclerosi laterale amiotrofica e la sclerosi multipla, poiché le cellule nervose ottenute arrivano dallo stesso paziente.

Inoltre si risolverebbe facilmente il problema di avere a disposizione una fonte accessibile di cellule staminali nervose, che finora venivano prelevate ai feti abortiti spontaneamente. Basta una semplice biopsia della cute per estrarre cellule della pelle che vengono riprogrammate e fatte regredire nel tempo ad uno stadio nel quale sono in grado di svilupparsi in più direzioni. Il metodo è analogo a quello messo a punto nel 2006, che nel 2012 è valso a Shinya Yamanaka il Nobel per la Medicina.

Queste nuove cellule hanno molteplici potenzialità terapeutiche, alla luce del fatto che ora si potranno moltiplicare illimitatamente le cellule umane riprogrammate e conservarle in una banca cellule per ogni singolo paziente, senza più ricorrere a farmaci immunosoppressivi e permettendo così di espandere l’applicazione della terapia cellulare per le malattie cerebrali ad un maggior numero di patologie.

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