Un nuovo sistema basato sulle mappe di Google rileva l’associazione tra obesità e ambiente urbano

Esiste una correlazione tra l’ambiente in cui si vive e la tendenza a ingrassare? A rilevarla ci pensa l’intelligenza artificiale, che riconosce l’obesità dallo spazio dopo aver analizzato 150.000 mappe di Google basate sulle immagini dei satelliti: incrociando questi dati con le statistiche relative alla diffusione dell’obesità, ottiene così una mappa delle aree nelle quali le persone sovrappeso sono più numerose.

Sei città sotto la lente di Google

L’esperimento è stato condotto per il momento in sei città americane: Bellevue, Seattle, Tacoma, Los Angeles, Memphis e San Antonio. Pubblicato sulla rivista JAMA Network Open, questo risultato è frutto del lavoro di due ricercatori dell’università americana di Washington, Adyasha Maharana ed Elaine Okanyene Nsoesie. “Proponiamo un metodo per valutare l’associazione tra la prevalenza dell’obesità in età adulta e l’ambiente urbano” spiegano i due ricercatori. L’ambiente urbano è infatti considerato uno dei fattori che possono influenzare negativamente la salute.

Come l’ambiente influenza l’attività fisica

Solitamente abitare in quartieri densamente edificati e privi di aree verdi porta a praticare meno attività fisica, favorendo la tendenza ad ingrassare. Se si vive invece in una zona circondata da palestre, piscine e spazi aperti che incoraggiano la pratica sportiva, è più probabile che si riesca a mantenersi più in forma. Da questa considerazione è nata l’idea di analizzare circa 150.000 immagini satellitari di Google Maps relative alle sei città americane, identificando strade, edifici, parchi e palestre. Questi dati sono stati poi incrociati con le statistiche dell’obesità risultato del progetto 500 Cities, condotto dai Centri statunitensi per il controllo delle malattie (Cdc). Sono stati in questo modo identificati i quartieri con maggior numero di persone obese, arrivando così a evidenziare come la correlazione tra ambiente urbano e obesità per quasi due terzi (64,8%) dei casi in tutte le città studiate.

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