Secondo alcuni scienziati, i parametri utilizzati per declassare Plutone a pianeta nano sono poco utilizzati e non più al passo con i tempi 

Da anni si discute se Plutone sia o meno un pianeta in tutto e per tutto. Il corpo celeste che prende il nome del dio greco degli Inferi è più piccolo di sette delle lune presenti nel Sistema Solare ed esercita effetti gravitazionali minimi sulla materia che lo circonda. E’ Nettuno infatti a influenzare l’orbita del suo compagno. Per questi motivi nel 2006 fu declassato a pianeta nano. Nel 2015, a 84 anni dalla scoperta di Plutone, il dilemma sulla sua nomenclatura è tornato di attualità. Il 14 luglio di quell’anno dalle analisi della sonda New Horizons è emerso che il pianeta nano fosse effettivamente più grande di quello che si pensava ma non abbastanza per soddisfare i parametri imposti dalla International Astronomical Union per il passaggio di categoria. Oggi un nuovo studio dell’Università della Florida potrebbe cambiare nuovamente la situazione.

Il team del Philip Metzger del Florida Space Institute ha passato in rassegna la letteratura scientifica sull’argomento negli ultimi 200 anni e ha trovato una sola pubblicazione del 1802 in cui si fa riferimento alla compensazione dell’orbita come requisito per la classificazione dei pianeti. Questa secondo i ricercatori dovrebbe essere basata sulle proprietà intrinseche del corpo celeste e non su fattori che possono cambiare come appunto il moto di rivoluzione. “La definizione dello IAU sostiene che l’oggetto fondamentale della scienza planetaria, il pianeta, dovrebbe essere definito sulla base di un concetto che nessuno scienziato usa, – afferma Metzger – escludendo in funzione di questo il secondo pianeta più complesso e interessante nel nostro Sistema Solare”. “Le dinamiche non sono costanti, cambiano costantemente – aggiunge – quindi non sono la descrizione fondamentale di un corpo, sono solo l’occupazione di un corpo in un’epoca ben precisa”. I ricercatori quindi affermano che un pianeta per essere tale deve avere una massa e una forza di gravità abbastanza potente da assumere una forma sferica.

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Plutone inoltre ha un’atmosfera composta da più strati, un oceano sotterraneo, lune multiple e prove di composti organici in superficie ed è quindi più “dinamico e vivo” del più vicino Marte.