A breve arriverà anche in Italia il farmaco che agisce sulla proteina che causa il dolore emicranico
Già approvato anche in Europa, è finalmente in arrivo l’anticorpo monoclonale che interferisce sul meccanismo che genera l’emicrania.
Negli Stati Uniti è già via libera per la commercializzazione di un nuovo farmaco che previene i dolorosi attacchi causati da questa patologia, di cui esistono ben 44 varietà genetiche e che nelle forme più acute è associata a stress cronico.
Un interruttore che spegne il dolore
«Si apre una nuova era per la cura dell’emicrania», commenta la notizia Piero Barbanti, direttore dell’Unità per la cura e la ricerca su cefalee e dolore dell’Irccs San Raffaele Pisana di Roma. L’esperto, intervenuto sul tema in occasione del Congresso della Società italiana di neurologia (Sin) in corso a Roma, spiega: «Questa nuova cura si basa su anticorpi monoclonali che mettono una sorta di blocco a una sostanza chiamata Cgrp, una piccola proteina che è il principale artefice dell’esplosione dell’attacco emicranico», funzionando come una sorta di “interruttore che spegne il dolore”. La «Cgrp – precisa infatti Barbanti – è un peptide che dilata e infiamma le arterie delle meningi e aumenta la velocità sulle “autostrade del dolore”. Gli anticorpi monoclonali sono in grado di silenziare questo peptide e hanno una tollerabilità incredibile, non distinguibile dal placebo. Basta un’iniezione mensile e gli attacchi si riducono. Inoltre migliora anche l’aderenza terapeutica, perché il paziente fa meno fatica a ricordarsi un’iniezione al mese rispetto a 3-4 compresse al giorno».
Una malattia invalidante
Recentemente uno studio ha fotografato tramite risonanza magnetica il cervello affetto da emicrania, spiegando molti segreti del mal di testa che affligge milioni di persone. Una patologia neurologica molto grave che in Italia riguarda 5 milioni di persone e ritenuta una delle malattie più disabilitanti al mondo.
«È una tempesta nervosa che caratterizza un dolore forte, mai lieve, spesso unilaterale, che tende a essere pulsante, dare nausea e vomito, fastidio per le luci e per i rumori – ricorda Barbanti –. L’attacco può durare fino a 3 giorni ma, tra un attacco e l’altro, il paziente può essere comunque debilitato dai sintomi dell’attacco precedente, o dalla paura dell’attacco successivo». L’emicrania non va confusa però con il classico mal di testa: «Avere mal di testa è una esperienza normale, fisiologica, ma non è una malattia – sottolinea l’esperto –. L’emicrania è un sistema di allarme che suona a vuoto e ci sveglia urlando di fare qualcosa, quando invece non è successo niente. Essere emicranici vuol dire ereditare un cervello che trasforma in dolore gli stimoli non dolorosi. Un eccesso di legittima difesa che rovina la vita».
«Le cure preventive esistono – prosegue Barbanti – ma oggi abbiamo meno soluzioni rispetto a 10 anni fa, perché molti farmaci non sono più in produzione. Sono sostanzialmente tutte cure non specifiche, e questo comporta molti effetti collaterali che determinano brevi periodi di trattamento. Uno studio recente ha dimostrato che 1 emicranico su 3 ha almeno 5 attacchi al mese, ma solo l’1,6% di questi fa una cura preventiva. Negli ultimi anni sono stati fatti dei passi avanti nella diagnosi della patologia, ma è sicuramente ancora sottotrattata».