Achille Lauro. Foto di Daniele Cambria
Achille Lauro. Foto di Daniele Cambria

Il rapper Achille Lauro racconta il suo Festival e i prossimi progetti. Non tutto è come potremmo aspettarci.

Prima c’è il Festival di Sanremo, con il brano “Rolls Royce”. Poi in primavera arriverà il disco di inediti di Achille Lauro, che dal 10 maggio sarà in tour nei più importanti club d’Italia. Intanto ha anche scritto un libro, “Io sono Amleto” (Rizzoli) e realizzato un docufilm dal titolo “Achille Lauro no face 1”.

Periodo intenso per il rapper romano che abbiamo visto in tv a Pechino Express e a X Factor, quando ha collaborato con Mara Maionchi nelle scelte dell’home visit.

Dicono che tu abbia tante facce, come la luna, che si svela di fase in fase. Ti riconosci?

Quella della luna mi piace come metafora. Con le canzoni, con il libro, con il docufilm stiamo raccontando la nostra storia, da quando abbiamo iniziato con i primi fan (30 persone che ci seguono da allora). Dalla trap che abbiamo preso e contaminato. Passo dopo passo siamo arrivati a Sanremo.

Raccontaci di “Rolls Royce”.

È un brano che non ci si aspetta da me, con sonorità anni ’70 e ’80. I nostri fan non sono abituati a sentire una cosa così da me e Boss Doms, con cui ho prodotto il pezzo. La definirei una canzone frizzante, per me è rock’n’roll, molto divertente. Sanremo per noi è un traguardo e sentire questa canzone con l’orchestra è quasi una magia.

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Com’è il tuo rapporto con il Festival di Sanremo?

Sanremo è parte del patrimonio culturale italiano. Per me il Festival era un momento in cui la famiglia si ritrovava tutta, un po’ come a Natale.

Achille Lauro. Foto di Daniele Cambria
Achille Lauro. Foto di Daniele Cambria

Achille Lauro: gli altri progetti

Il libro “Io sono Amleto” di cosa parla?

Racconta di sfumature della periferia romana e di problemi che lì si possono vivere. Racconta un po’ la nostra storia, il passato, l’inizio e il lieto fine, perché pensiamo di essere un buon esempio: ci siamo dati da fare e siamo usciti da quel contesto. È un viaggio nella mia vita e in quella dei giovani, e nella realtà di tutti i giorni. Affronto temi duri, da combattere, che esistono: è inutile fare finta di niente.

E il docufilm?

Parla di me e dei ragazzi con cui lavoro. In realtà questo è il primo documentario di una trilogia: questo guarda al passato, con il secondo racconteremo il presente e successivamente con il terzo racconteremo quello che sta per succedere, quindi il futuro. Abbiamo tanto da dire ma non sappiamo ancora con quali tempistiche verrà pubblicato il tutto; il primo docufilm sarà distribuito in autunno.

Mentre il tuo nuovo album arriverà in primavera e sarà diverso dai precedenti.

Chi mi segue lo sa, io contamino i generi e cambio sempre. Stavolta ho attinto alle canzoni anni ‘70/80, sto ascoltando molto Elvis Presley e i Beatles, quindi abbiamo preso una piega un po’ rock’n’roll. Ci sarà anche un pezzo trap perché come genere siamo stati tra i primi 3 o 4 a proporla in Italia.