Francesco Motta, semplicemente Motta, ha presentato al Festival di Sanremo il brano “Dov’è l’Italia”, che parla d’amore.
Motta canta le migrazioni come fossero il racconto di una relazione d’amore, a volte ricorrendo a immagini di attualità, a volte includendo solo i sentimenti. Porta in gara un testo di cui si è molto parlato fin da quando è stato possibile leggerlo.
Paura sì, paura no di questo palco?
Paura ovviamente sì, però ho cercato di ricaricarmi gli ultimi giorni prima del Festival. Provo un mix di ansia, responsabilità e voglia di fare bene.
Come guardi “Dov’è l’Italia”, adesso che l’hai cantata?
Quando i brani escono non sono più miei, diventano di chi li ascolta. Mi ha fatto un effetto strano vedere le persone, nei giorni prima del Festival, che interpretavano un testo senza la musica. È come se non ci fosse un evidenziatore, come se le parole fossero senza punteggiatura. Senza la musica è un po’ così. D’altro canto, è bello che ognuno cerchi la sua interpretazione di un brano: i miei testi sono stati interpretati in vari modi e questo mi piace molto. Forse in questo momento “Dov’è l’Italia” è il mio pezzo preferito.
Tu non ripubblichi il tuo ultimo album, “Vivere o morire”, con l’aggiunta di “Dov’è l’Italia”. Non è una scelta rischiosa, dal punto di vista delle vendite?
Per me un album è un racconto che va dal punto A al punto B, un percorso in cui cerco di provare a scrivere non dico di risposte che mi sono dato ma almeno di domande che mi sono fatto. Mi sembra che “Dov’è l’Italia” sia distaccata dai miei due dischi. Quindi, no, non faccio repack inserendola in “Vivere o morire” perché fa parte di un nuovo percorso e dunque di un nuovo disco. Scelta suicida commercialmente? È l’unica che posso fare, e mi sento libero di farla. Sono stato libero di farla.
A proposito del nuovo album…
Non so assolutamente quando sarà pronto, ma mi piacerebbe che contenesse anche “Dov’è l’Italia”. Dipende però dal racconto che ci sarà nel disco.
Venerdì sera duetterai con Nada.
Cantare “Dov’è l’Italia” con lei mi ha fatto capire cose della canzone che nemmeno io avevo compreso.