Ex-Otago. Foto di Marco Triolo

Gli Ex-Otago sono una band genovese, è questa la prima cosa da dire su di loro. Ieri sera li abbiamo sentiti cantare “Solo una canzone”, naturalmente al Festival di Sanremo.

“Corochinato” è il loro nuovo album, in uscita venerdì 8 febbraio.

Nella quarta serata del Festival sottolineeranno il legame con la loro Genova duettando in  una speciale versione di “Solo una canzone” con l’amico Jack Savoretti, cantautore anglo-italiano appassionato e tifoso di calcio come gli Ex-Otago.

Come vi presentereste allo spettatore di Sanremo che non vi conosce e che vi ha sentiti ieri sera per la prima volta?

A Sanremo stiamo cercando di far entrare il pubblico nel mondo Otago: la musica per noi è una via di fuga, iniziata nel 2002 dai baretti e che pian piano ci ha portato ai palazzetti, ma che non ci ha cambiati di una virgola. Rimarremo fedeli al nostro modo di fare musica, in modo semplice, raccontando la vita di tutti i giorni, e cercando di vivere il palco dell’Ariston come fosse quello di un club.

Portate al Festival una canzone d’amore: non si sbaglia mai cantando di questo argomento, o invece visto che è un tema classico di Sanremo (quindi declinato in tutti i modi possibili, o quasi) si rischia di più?

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Non crediamo affatto che l’amore sia la comfort zone della canzone. Non è ancora stata inventata la ricetta del brano dal successo assicurato, altrimenti l’avremmo già utilizzata! Noi parliamo d’amore a Sanremo alla maniera degli Ex-Otago, con un pezzo su un rapporto tra due persone che stanno insieme ormai da tanto tempo: è facile raccontare la passione iniziale e la rabbia quando finisce una storia, ma comprendere la bellezza di un legame sereno e trasparente, che non si frantuma alla prima difficoltà e che deve essere nutrito giorno dopo giorno è una questione ben più complicata.

Quali affinità vi legano a Jack Savoretti? Oltre al calcio.

Sicuramente, oltre al calcio e alle radici genovesi, una grandissima alchimia dal punto di vista musicale. Jack ha una voce maestosa e un sound internazionale: noi lo stimiamo da tempo, è evidentemente la persona giusta per impreziosire “Solo una canzone”. La collaborazione con lui ci permette di mantenere salde le nostre radici guardando comunque oltre ai confini.

Venendo al vostro disco, quali “spezie” conterrà “Corochinato”? Cosa ha ereditato dal precedente “Marassi” e in cosa è diverso?

“Corochinato” è un liquore tipico genovese servito nei baretti del centro storico e in qualche enoteca della periferia. La bevanda parla metaforicamente anche di noi, del nostro fare musica semplice, per tutti. Infatti nell’album, a parte l’amore, c’è la voglia di parlare di tutto quello che accade nelle nostre vite. Musicalmente il disco ricorda le atmosfere anni ’90, ma non si rifà a qualcosa di specifico. “Marassi” ha in comune con il nuovo progetto il racconto della periferia, oltre a una grande attenzione ai contenuti, alla melodia e ai testi, ma il precedente disco nel sound era molto più anni ’80.