Tac, dimezzate le radiazioni: l’algoritmo sviluppato da due ingegnere italiane

Premiato il progetto delle due giovani campane che riduce del 40-60% l’esposizione alle radiazioni

Con il loro progetto hanno superato altri 162 studi in concorso, sviluppando un protocollo in grado di ridurre fino al 60% le radiazioni emesse durante la Tac, garantendo comunque una buona qualità dell’immagine: Michela D’Antò, della Fondazione G. Pascale e Federica Caracò, dell’Università degli studi Federico II, hanno vinto così il Primo premio assoluto dell’Health technology challenge (Htc), consegnato durante il XIX Congresso dell’Associazione nazionale degli ingegneri clinici (AIIC) che si è svolto a Catanzaro.
L’Health Technology Challenge (HTC) è un’iniziativa ideata per incentivare la presentazione di soluzioni innovative per vari problemi della sanità che ancora non hanno trovato una soluzione.
Grazie all’algoritmo sviluppato dalle due giovani donne ingegnere cliniche di Napoli, sarà possibile il collaudo di modelli diversi di macchine in varie aziende.

Tac più sicura e meno invasiva

In Italia ogni anno si stima che su 40 milioni di esami radiologici effettuati, circa il 44% venga prescritto in modo inappropriato e non effettivamente necessario. Ad essere più esposti alle radiazioni delle Tac sono soprattutto i malati di cancro, sia nella fase di diagnosi che durante tutti i controlli successivi previsti dal percorso terapeutico.

Questo protocollo ha il vantaggio di dimezzare le radiazioni emesse dalla macchina, senza perdita di qualità delle immagini, aumentando però il livello di sicurezza per i pazienti.

“Risultati – commentano le vincitrici – che dimostrano l’importanza dell’aggiornamento delle tecnologie esistenti per migliorare le prestazioni degli strumenti radiologici nell’ottica di assicurare al paziente prestazioni più accurate e minimizzando i rischi possibili derivanti dall’esposizione a radiazioni ionizzanti”.

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