Stasera Francesco Gabbani presenta in gara al Festival di Sanremo il brano “Viceversa”, e lo fa mostrando un suo lato più emozionale. Senza scimmie che ballano e altri colpi di scena: solo le emozioni di una ballad
Francesco Gabbani a Sanremo, ti senti il favorito? Hai pressione addosso per la gara?
No, io non torno qui per cercare di vincere, non ci penso affatto. Sono sinceramente interessato a far conoscere al pubblico un altro aspetto di me, non ho pretese. Sì, ci sono state nel tempo delle ballad (pubblicate anche come singoli) in cui si è visto il mio lato più legato alle emozioni, però per molti Gabbani è quello della scimmia. Presentandomi in questa veste non ho pretese, sono curioso del giudizio del pubblico.
La scimmia ti ha portato fortuna.
Mi ha portato grande successo, e me lo sono un po’ cercato (dice ridendo, nda). Stavolta niente scimmie o altro, non ho voluto sovrastrutture.
Parliamo di chi ha scritto gli archi per il brano “Viceversa”: Matt Sheeran. Come mai non hai fatto dirigere a lui l’orchestra?
Perchè avrei rischiato che anche la sua presenza diventasse una sovrastruttura: Matt è il fratello di Ed Sheeran. Il pensiero poteva essere: ‘c’è lui che mi dà un valore aggiunto’, invece stavolta voglio mostrare un altro lato di me diverso, quello appunto più emotivo e senza sovrastrutture. L’orchestra la dirigerà Fabio Gurian, che è bravissimo. Voglio fare arrivare la canzone per quella che è (si emoziona a parlarne, chissà stasera come questa emozione esploderà nella canzone, nda).
“Viceversa” è una ballad, ma a un certo punto verso il ritornello c’è un tocco un po’ gabbaniano…
Il fischio? Sì, è stata una conseguenza melodica della strada che stava prendendo la canzone. Il fischio è la cosa più spontanea che ci è venuta in mente, quella che fa dire alla gente ‘Oh, è fischiettabile’. E in effetti lo è.
Cosa racconta “Viceversa”?
Il senso del brano è andare alla sostanza emotiva: il vero significato dell’amore sta nel dare e nel ricevere.
“Viceversa” è anche il titolo del tuo nuovo album.
Che ha un filo conduttore, quello della condivisione intesa come rapporto tra individuo e collettività. Per il resto, interpreto quello che sono. Se poi facendolo arriva il successo ben venga, ma è più importante rimanere attaccato alle cose che sono importanti per me.