Secondo Robert Shapiro alla guida dell’ATFA – American Task Force Argentina – le riserve depositate dal Governo argentino presso la svizzera BRI, la Banca dei Regolamenti Internazionali, sono valutabili in circa 40 miliardi di dollari. Per quanti hanno sottoscritto i bond prima della bancarotta del 2001 si aprono, dunque, nuove possibilità di rientrare senza aderire ad alcuna nuova transazione proposta dal Governo argentino

"L’Argentina ha il denaro per ripagare i debiti contratti con gli investitori internazionali. I soldi ci sono e i possessori dei cosiddetti tango-bond è bene che non si lascino convincere dall’idea di sottoscrivere nuove emissioni o SWAP, come vorrebbe il Governo argentino.

I dati in nostro possesso indicano che l’Argentina ha depositato circa 40 miliardi di dollari delle proprie riserve presso la BRI, la Banca dei Regolamenti Internazionali con sede a Basilea, Svizzera – ha annunciato Robert Shapiro, Presidente dell’ATFA, l’American Task Force Argentina, Sottosegretario al Commercio durante la Presidenza di Bill Clinton, parte dell’Economic Advisory durante la Campagna del Presidente Barack Obama e membro del Transition Team.

Si tratta di circa l’80% delle riserve totali dell’Argentina e desta stupore che una cifra così imponente sia stata affidata alla BRI, quando mediamente le riserve estere tenute presso la BRI di banche centrali di altri paesi non superano il 4% delle riserve totali di ciascuna.

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Il Governo argentino –  ha sostenuto quindi Shapiro – utilizza la Banca dei Regolamenti Internazionali per evitare di pagare il debito conseguito nel 2001 con gli investitori internazionali.

Di questi oltre 180.0000 sono sottoscrittori italiani dei bond andati in default. Siamo di fronte ad un vero e proprio abuso che i Governi delle Nazioni hanno il dovere di far cessare e che deve finire con la piena soddisfazione degli investitori italiani, tedeschi e americani che a suo tempo hanno dato fiducia al Paese sudamericano ".

L’annuncio lanciato dall’ATFA per voce di Robert Shapiro si pone l’obiettivo di informare gli investitori italiani sulle nuove possibilità che si aprono nel rientrare dell’investimento, senza aderire ad alcuno SWAP o nuova transazione come auspicherebbe il Governo guidato da Cristina Fernandez Kirchner.

Sono oltre 180.000 quanti non hanno partecipato allo SWAP proposto dall’Argentina nel 2005, perché ritenuto inaccettabile e offensivo, e che aspettano di essere ripagati dal Governo argentino.

La somma totale che il Paese sudamericano doveva al momento della crisi (nel 2001) agli investitori italiani superava i 4 miliardi di dollari.

Peraltro, secondo uno studio condotto dall’American Task Force Argentina, al gennaio 2005, la bancarotta argentina costava agli investitori italiani circa 11,3 miliardi di dollari (7,4 miliardi di perdita di capitale e 3,9 miliardi di mancati interessi) e ha provocato un minor gettito per l’Erario, conseguente al mancato rimborso dei bond, quantificabile tra i 4,2 e i 4,3 miliardi di dollari.

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A Gennaio 2010 tali importi saranno certamente maggiori, forse decuplicati, rappresentando così un danno significativo e senza precedenti per la nostra economia.

"Il Governo di Buenos Aires ha tenuto un atteggiamento provocatorio e poco rispettoso nei confronti degli investitori italiani dal giorno della bancarotta ad oggi – ha continuato Robert Shapiro.

Le voci di un nuovo SWAP e le recenti vicende ad esso legate, rappresentano l’ennesima "commedia" dell’amministrazione Kirchner perpetrata a spese della comunità internazionale e degli investitori italiani.

Le condizioni che il Governo argentino vorrebbe offrire, se la Banca Centrale Argentina lo consentirà, sono persino peggiori dello SWAP del 2005.

La comunità internazionale e la stragrande maggioranza degli investitori hanno definito il concambio paventato dall’Argentina inaccettabile e poco dignitoso.

Ci chiediamo come è possibile che un paese debitore verso la comunità internazionale e in particolare verso oltre 180.000 investitori italiani, tenga come i dati dimostrano, riserve per oltre 40 miliardi di dollari presso la BRI.

Ci appelliamo anche al Governo italiano – ha concluso Shapiro – perché operi insieme alla comunità internazionale per far sì che l’Argentina restituisca quanto dovuto agli investitori italiani, soprattutto considerando le difficoltà economiche in cui versano le casse italiane".