A causa della posizione statunitense sull’annessione della Crimea, la Russia ha preparato alcune ritorsioni verso gli USA che colpiscono le missioni spaziali

La guerra fredda fra Stati Uniti e Russia scoppiata a causa dell’annessione della Crimea è arrivata fino allo spazio. Mosca, che è pronta a bloccare la Rete se i dati dei propri cittadini non saranno conservati su server posti sul suo suolo, ha deciso di non consentire più al Pentagono di utilizzare le navicelle Soyuz per il lancio di satelliti militari. I vettori potranno comunque essere sfruttati a scopo civile. La decisione è stata annunciata dal vice premier Dmitry Rogozin, che ha sottolineato come questa iniziativa sia la risposta all’embargo imposto da Washington sulle esportazioni di prodotti di alta tecnologia che possono avere anche un uso militare.

E’ scontro anche sulla Iss e il Gps

Rogozin ha anche annunciato che la Russia non intende estendere il ciclo di vita della Stazione Spaziale Internazionale, i cui passeggeri potranno un giorno mangiare frutta e verdura coltivata a gravità ridotta, oltre il 2020. Gli Stati Uniti avevano chiesto che la Iss rimanesse in orbita e operativa fino al 2024. Nel frattempo, la NASA ha deciso di sospendere ogni comunicazione con la sua controparte russa.

I progetti sulla stazione spaziale sono comunque continuati nonostante la tensione fra le due nazioni. Mercoledì scorso sono infatti rientrati sulla Terra su vettori Soyuz tre astronauti: il giapponese Koichi Wakata, il russo Mikhail Tyurin e lo statunitense Rick Mastracchio.

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Le ritorsioni della Russia nei confronti degli USA non finiscono però qui. Rogozin ha annunciato che da giugno spegnerà in tutta la nazione i ricevitori a terra per il Gps americano se non potranno essere installate lo stesso tipo di antenne per il proprio sistema di navigazione satellitare Glonass. Se Mosca e Washington non raggiungeranno ad un accordo entro settembre il provvedimento potrebbe diventare permanente.