L’indentificazione di una nuova proteina responsabile della morte neuronale tipica nei casi di morbo di Parkinson apre a nuove interessanti prospettive terapeutiche per questa malattia, come quelle prospettate dal recente impiego di chip biocompatibili da parte del Cnr.
Quest’ultima scoperta porta la firma dell’Istituto di tecnologie biomediche del Consiglio nazionale delle ricerche (Itb-Cnr) in collaborazione con gruppi di Columbia e Harvard University e dello Sloan-Kettering Institute. Si tratta di un interessantissimo studio, pubblicato su ‘Nature Communications’, che prospetta nuovi importanti orizzonti terapeutici in quest’ambito.
La proteina MHC-I
“Abbiamo dimostrato che i neuroni umani che vengono colpiti selettivamente nella malattia di Parkinson esprimono una proteina chiamata MHC-I – spiega Luigi Zecca, direttore dell’Itb-Cnr e coautore dello studio assieme ai colleghi Fabio A. Zucca e Pierluigi Mauri – La proteina lega i frammenti di proteine antigeniche del neurone che i linfociti T citotossici riconoscono come estranei, finendo per attaccare e uccidere il neurone. Nelle regioni cerebrali colpite dalla malattia, la componente dei vasi sanguigni chiamata ‘barriera ematoencefalica’ è danneggiata: ha dei ‘buchi’ che permettono il passaggio nel parenchima cerebrale dei linfociti che provocano la morte neuronale”.
Una malattia selettiva
La ricerca ha messo in luce una presenza elevata di questa proteina nei neuroni di aree cerebrali colpite dal Parkinson, rispetto a quelle non intaccate dalla patologia.
“Questo spiegherebbe anche la selettività della malattia nel colpire questi neuroni e i loro circuiti”, continua Zecca. “E poiché la proteina è altamente concentrata negli organelli della neuromelanina, sostanza che si accumula con l’invecchiamento del cervello, questo dimostra lìesistenza di un meccanismo importante che lega l’invecchiamento e le malattie neurodegenerative come Alzheimer e Parkinson”.
Grazie anche a vere e proprie colture neuronali, gli studiosi hanno riprodotto il processo di morte dei neuroni evidenziando che lo stress ossidativo e l’infiammazione innescano l’espressione di MHC-I, indebolendo i neuroni.
Un circolo vizioso
“Abbiamo osservato anche che lo stato infiammatorio del cervello favorisce questo processo di morte neuronale. Infatti nel cervello dei parkinsoniani sono presenti notevoli quantità di neuromelanina e alfa-sinucleina extra-cellulari rilasciate dai neuroni morti che attivano la microglia, cioè causano infiammazione, che a sua volta induce l’espressione della proteina MHC-I”, conclude il direttore dell’Itb-Cnr.
“Neuro-infiammazione e degenerazione neuronale, cioè, si alimentano reciprocamente in un circolo vizioso e nel Parkinson, tra le cause di morte neuronale, interverrebbe un importante meccanismo autoimmune che ha per protagonista la proteina MHC-I”.
La ricerca, che si è avvalsa ampiamente dei risultati già raggiunti dai precedenti studi condotti dall’Itb-Cnr, è finalizzata all’introduzione di una terapia contro il Parkinson attraverso farmaci