E’ allarme anche per i ghiacciai italiani, che a causa dei profondi cambiamenti climatici che stanno investendo tutto il pianeta, si stanno progressivamente frammentando, con una riduzione della superficie del 40% in 30 anni
Una diminuzione dei dimensioni impressionante, se si pensa che hanno attualmente raggiunto un’estensione complessiva paragonabile a quella del Lago di Garda (368 chilometri quadrati).
E’ quanto emerso dai dati comunicati dal nuovo catasto dei ghiacciai italiani, realizzato dal gruppo di ricerca di Claudio Smiraglia dell’Università degli Studi di Milano in collaborazione con l’Associazione EvK2CNR e il Comitato Glaciologico Italiano.
GIà qualche mese fa un altro studio aveva evidenziato che la superficie dei ghiacciai alpini in Piemonte è diminuita del 50,2% negli ultimi 50 anni, mentre sul Monte Rosa la percentuale scende al 37%.
Questa non è che una delle drammatiche conseguenze del surriscaldamento globale, che sta progressivamente sciogliendo i ghiacci minacciando gravemente la biodiversità e mettendo a rischio ben 720 patrimoni dell’UNESCO, con una previsione di innalzamento delle temperature fino a quasi 5 gradi nei prossimi 100 anni.
Salvati da sassi e detriti?
Siamo toccati più da vicino questa volta, nel “cuore freddo” dei rilievi del nostro Paese, che rischia di scomparire. L’unico fattore che potrebbe almeno rallentare questo processo potrebbero essere i sassi e i detriti che si stanno accumulando su aree sempre più vaste, formando una sorta di scudo protettivo, i cosiddetti ghiacciai neri.
Lo studio è iniziato nel 2012 con lo scopo di aggiornare i dati dei due precedenti catasti, realizzati nel 1959-1962 e nel 1981-1984. Secondo i nuovi dati, i corpi glaciali in Italia sono 896, la maggior parte di piccole dimensioni (in media 0,4 km2), ad eccezione di tre ghiacciai con un’area superiore ai 10 chilometri quadrati: i Forni in Lombardia, il Miage in Valle d’Aosta, e il complesso Adamello-Mandrone, in Lombardia e Trentino. Quest’ultimo (con i suoi 16,44 km2) ha strappato al Forni il primato di ghiacciaio più vasto d’Italia, in quanto costituito da un corpo glaciale unico con oltre 200 metri di spessore e non frammentato in blocchi differenti, come si credeva erroneamente finora.
L’estinzione dei ghiacci sempre più vicina
”I modelli ci dicono che entro la fine del secolo si potrebbe estinguere il 50-90% dei ghiacciai alpini”, spiega Smiraglia. ”La fusione, però, sta innescando un meccanismo naturale di auto-difesa: col ritiro dei ghiacci, si sta verificando lo sbriciolamento delle pareti rocciose vicine, e i detriti si stanno riversando sui ghiacciai formando delle ‘coperte’ di sassi sempre più estese. La loro superficie è aumentata del 20% dagli anni ’60 ad oggi, formando uno strato che sigilla e protegge il ghiaccio sottostante. Questo fenomeno – conclude l’esperto – potrà forse regalare qualche anno di vita in più ai nostri ghiacciai”.