I viaggi di lavoro fanno ormai parte della vita professionale dei manager, abituati a trascorrere gran parte del loro tempo lavorativo lontano da casa tra meeting, alberghi e aeroporti. I ritmi frenetici e la distanza dalla famiglia vengono tuttavia considerati sempre di più fattori di stress e tensione con un impatto negativo sulla vita privata.

A metterlo in evidenza è una ricerca svolta di recente da Easynet Global Services in collaborazione con IMWF (Institute for Management and Economic Research), secondo la quale in Europa un manager su due ritiene che lo stress accumulato durante le trasferte può, a lungo termine, avere effetti destabilizzanti sul benessere personale e sull’equilibrio famigliare. Maggiormente a rischio risultano coloro che compiono più di 50 viaggi all’anno.

Tra gli otto Paesi europei coinvolti dall’indagine emerge che i manager, italiani in testa (58%), seguiti a breve distanza da spagnoli e inglesi a pari merito (56%), tendono a lamentare di più il peso dei viaggi di lavoro.

“Coloro che non trascorrono un tempo considerevole della loro vita in viaggio riescono a conciliare più facilmente gli impegni professionali con quelli privati”, ha spiegato Sergio Barbonetti, Amministratore delegato e Direttore generale di Easynet Global Services in Italia. “Partendo da questa considerazione, sono sempre di più in Europa le aziende che tengono conto di questo aspetto nella programmazione dei viaggi.

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Tale approccio spiega la tendenza da parte delle imprese di adottare soluzioni di videoconferenza alternandole agli incontri di persona. Una strategia che contribuisce a ridurre le spese dei viaggi, limitando stress e tensioni ”.

Tra i principali aspetti negativi legati ai viaggi di lavoro ci sono le lunghe attese in aeroporto, i ritardi dei voli e la noia. I manager tedeschi in particolare giudicano le trasferte troppo pesanti e infatti, benché viaggino meno, risultano tra i più stressati (51%). Oltre alla Germania, anche la Gran Bretagna è uno dei quattro paesi dove i viaggi di lavoro sono ritenuti fonte di stress dal 56% delle persone coinvolte nell’inchiesta; un’opinione condivisa anche da quattro intervistati su dieci in Svizzera e Francia.

Leggermente più rilassati si mostrano invece i manager del Belgio e dell’Olanda; solo il 26% dei primi e il 30% dei secondi giudica faticoso viaggiare per lavoro. Ciò è spiegato anche dal fatto che la frequenza dei viaggi nei due Paesi del Benelux sia molto bassa.

“Dalla ricerca che abbiamo realizzato si evidenzia un aspetto spesso trascurato dalle aziende: le trasferte, oltre a rappresentare una voce di costo ben identificabile nel conto economico, spesso non includono i costi indiretti determinati dall’impatto negativo che lo stress e la tensione generano nella vita privata del manager.” ha aggiunto Barbonetti.

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“Di riflesso, anche la sua produttività complessiva inevitabilmente ne risente. Questi due fattori dovrebbero essere più che sufficienti a stimolare l’adozione di tecnologie di telepresenza di ultima generazione e se ad esse sommiamo la costante pressione esercitata sul management nell’adozione di misure di riduzione costi, scopriamo che non mancano certo le motivazioni per l’uso di questa tecnologia, efficace alternativa ad una certa tipologia di meeting reali”.