Messa a punto da un ricercatore vicentino, arriva una nuova efficace cura contro la depressione, capace di arrestare il processo di diminuzione dei neuroni

L’inventore della nuova cura è Maurizio Fava, originario del vicentino, laureatosi all’Università di Padova e da 30 anni ricercatore presso il Massachussetts General Hospital di Boston. Il suo studio, pubblicato sulla rivista Molecular Psychiatry, è ora giunto alla sua seconda fase sperimentale, che prevede il coinvolgimento di 220 pazienti per arrivare a una conferma definitiva dell’efficacia del farmaco. Il ricercatore è partito dall’assunto che l’attività fisica favorisce la riproduzione dei neuroni, svolgendo un’azione antidepressiva. Fava ha così prodotto una molecola chiamata “NSI-189”, che si assume per bocca e agisce rapidamente, con scarsi effetti collaterali ed un’azione duratura nel tempo. L’idea è quella di agire a livello del Dna: “il farmaco ha mostrato l’abilità di aumentare le sinapsi (il collegamento tra neuroni) e il volume dell’ippocampo”.

La pillola che aumenta le sinapsi

Si apre così la strada ad un nuovo approccio per sconfiggere questo male oscuro, che nel 2020 sarà la maggior causa di disabilità, dopo le malattie cardiovascolari. Questo farmaco, invece che interferire con i neurotrasmettitori, stimolerà la “ricrescita” delle zone neuronali distrutte da una malattia che costa 4 miliardi all’anno e viene riconosciuta e curata solo da un italiano su tre. La depressione è in aumento anche a causa dello stile di vita imposta dalla nostra epoca, tanto che non è un caso se una recente ricerca sostiene che un possibile segnale di depressione potrebbe essere il tempo trascorso usando il telefonino.
I farmaci antidepressivi comunemente usati fino ad oggi hanno dimostrato molti limiti, sia perché solo un terzo dei pazienti ne trae un effettivo beneficio, sia perché presentano molti effetti collaterali e costringono ad un continuo uso per non evitare frequenti ricadute.
“La novità di questo nuovo farmaco potenziale è che esso si occupa della creazione di nuove cellule cerebrali di una determinata area del cervello chiamata ippocampo”, conclude Fava.

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