Marte, scoperti i primi indizi di ossigeno nell’atmosfera

Anche l’emisfero Nord del pianeta 3,5 miliardi di anni fa era ricco d’acqua

Uno dei principali quesiti a cui le esplorazioni su Marte stanno cercando di dare una risposta è se sul pianeta ci sia stata acqua e quindi le condizioni per ospitare la vita.
Recentemente sono state rivenute molecole organiche sul Pianeta Rosso che fanno pensare possa esserci stata un tempo la vita e che forse possieda i requisiti per accoglierla nuovamente, ma la scoperta più importante risale all’estate del 2018 quando il radar italiano Marsis della sonda Mars Express ha individuato, a un chilometro e mezzo sotto i ghiacci del Polo Sud, un grande lago di acqua liquida e salata del diametro di 20 chilometri: un bacino che esiste da molto tempo ed è protetto dai raggi cosmici, elementi che potrebbero far pensare anche a una nicchia biologica.

La prima evidenza geologica

Oggi arriva la notizia di un’altra importante scoperta, questa volta nell’emisfero Nord del pianeta, dove sono state rinvenute le tracce di 24 laghi antichissimi, risalenti a 3,5 miliardi di anni fa, quando il pianeta era ricco di acqua e almeno 5 di essi hanno una composizione di minerali tale da poter ospitare forme di vita. A raccogliere la prima prova diretta dei laghi di Marte è la ricerca coordinata dall’italiano Francesco Salese, ora nell’università olandese di Utrecht. Pubblicata sul Journal of Geophysical Research-Planets, la ricerca è stata condotta in collaborazione con il gruppo di Gian Gabriele Ori, dell’Università ‘Gabriele D’Annunzio’ di Pescara.

“Finora più modelli avevano ipotizzato la presenza di acqua nascosta nel sottosuolo marziano, ma adesso ne abbiamo la prima evidenza geologica”, ha spiegato Salese. I dati arrivano dai satelliti Mars Express dell’Agenzia Spaziale Europea (Esa) e Mars Reconnaissance Orbiter (Mro) della Nasa. 

Questi 24 laghi erano tutti molto profondi, almeno 4.000 metri, e costituiscono un’ulteriore prova di come su Marte ci fosse un’ingente quantità di acqua.

Salese ha aggiunto che probabilmente il grande oceano che si ritiene sia esistito sul pianeta era contemporaneo a questo grande sistema di laghi.

L’acqua da sola non basta a testimoniare la vita

“La presenza di acqua per un lungo periodo è una condizione necessaria per l’esistenza di un’eventuale vita passata, ma da sola non sufficiente”, ha osservato ancora Salese.

Altre possibili spie sono i minerali, come quelli scoperti in uno dei bacini analizzati, il cratere McLaughlin: i sedimenti sul fondo di questo antichissimo lago sono ricchi di minerali compatibili con l’ipotesi della vita, come “smectiti ricche di magnesio, serpentino e minerali di ferro-idrato”, ha spiegato il ricercatore.

“Per gli astrobiologi – ha aggiunto – questo significa un sito ad alta priorità“.
Sono soprattutto i minerali legati a reazioni che potrebbero essere legati all’origine della vita. Altri 14 degli antichi laghi marziani conservano le tracce di delta di fiumi, molto ben conservate.
“Questi depositi – ha rilevato Salese – permettono di individuare i siti ad alta priorità per la ricerca della vita, dove prodotti organici potrebbero avere avuto una alta probabilità di conservarsi”.

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