Svezia, impiantata la prima mano bionica permanente

Un intervento rivoluzionario che potrebbe migliorare la qualità della vita di chi ha perso un arto

Dopo la prima mano bionica dotata di tatto, impiantata al Policlinico Gemelli di Roma, in Svezia è stata sviluppata una nuova protesi bionica innestata ad una donna in modo permanente.
Il rivoluzionario intervento è stato eseguito da un team guidato da Max Ortiz Catalan, usando la tecnica dell’osteointegrazione, in collaborazione con la Chalmers University of Technology.

La tecnica consiste nell’innestare impianti in titanio nelle due ossa dell’avambraccio, nel radio e nell’ulna, con la tecnica dell’osteointegrazione combinata alle interfacce muscolari.
Questo tipo di impianto può essere usato tutti i giorni, consentendo di compiere gesti quotidiani in modo naturale e avere la percezione sensoriale del tatto. L’impianto svolge la funzione di tramite tra lo scheletro e la mano robotica sviluppata dalla Scuola Superiore Sant’Anna e da Prensilia.

Un controllo più efficiente della mano

Cosa differenzia ulteriormente questa protesi dalle altre sviluppate in precedenza?
Una delle migliorie più evidenti è la possibilità di avere un controllo molto più efficiente della mano robotica, grazie all’osteointegrazione. Le precedenti protesi infatti consentivano di riprodurre solo movimenti semplici di apertura e chiusura della mano, mentre questa protesi, grazie ai 16 elettrodi impiantati nei nervi, consente un recupero più completo delle sensazioni tattili.

L’intervento si è svolto presso lo Sahlgrenska University Hospital in Svezia sotto la guida di Richard Brånemark e di Paolo Sassu. Il progetto Detop è coordinato da Christian Cipriani, direttore dell’Istituto di BioRobotica, in collaborazione con Prensilia srl, azienda spin-off dell’Istituto di BioRobotica della Scuola Sant’Anna, Lund University, Gothenburg University, University of Essex, Swiss Center for Electronics and Microtechnology, l’università Campus Bio-Medico di Roma, il Centro Protesi Inail e l’Istituto Ortopedico Rizzoli.

Il prossimo paziente sarà italiano

Il prossimo passo sarà quello di impiantare la protesi su altri due pazienti, uno in Italia e uno in Svezia.

«Grazie a questa interfaccia uomo-macchina così accurata – commenta Christian Cipriani, responsabile scientifico del progetto Detop – e grazie alla destrezza e al grado di sensibilità della mano artificiale, ci aspettiamo che nel giro dei prossimi mesi la donna riacquisisca funzionalità motorie e percettive molto simili a quelle di una mano naturale. Questo non sarà comunque l’unico impianto previsto. Sono infatti partite in Italia le attività di ricerca per il reclutamento di un secondo paziente per un nuovo intervento chirurgico. L’operazione è in programma all’Università Campus Bio-Medico di Roma. Verrà effettuato da team clinici del Campus Bio-Medico e dell’Istituto ortopedico Rizzoli».

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