Buco nero, è lo scatto del secolo la prima foto che lo ritrae

La spettacolare immagine cambia la storia dell’astrofisica: Einstein aveva ragione

Ottenuta grazie alla collaborazione scientifica di Event Horizon Telescope, ecco la prima foto mai vista prima di un buco nero con una massa di sei miliardi e mezzo di volte più grande quella del nostro Sole, situato al centro della galassia M87 (o Virgo A), distante circa 53 milioni di anni luce dalla Terra.
Il progetto combina i dati raccolti da ben otto telescopi che hanno formato una sorta di “telescopio virtuale”.
Finora nessuno era mai riuscito ad osservare un buco nero ad occhio nudo, si tratta quindi di un traguardo storico e rivoluzionario, che è stato annunciato durante le conferenze stampa che si sono tenute a Bruxelles, Lyngby, Santiago, Shanghai, Tokyo, Taipei e Washington.

Gli oggetti più misteriosi dell’universo

Sheperd Doeleman, alla guida del progetto EHT, ha definito i buchi neri “gli oggetti più misteriosi dell’universo”. L’oggetto fotografato si presenta come una sorta di “anello di fuoco”, come descritto dal team di scienziati.

Luciano Rezzolla, direttore dell’Istituto di Fisica Teorica di Francoforte e parte del comitato scientifico che ha collaborato a EHT,  sostiene però che “quella che abbiamo visto è l’ombra di un buco nero“. Precisa infatti che “nei buchi neri supermassicci che si trovano al centro delle galassie la materia che viene attratta si riscalda e, cadendo nel buco nero, emette una luce in parte osservabile dai radiotelescopi”. E’ grazie a queste condizioni particolari che i telescopi sono in grado di catturare “la cosiddetta zona ‘in ombra’, una regione di assenza di luce che è tale in quanto la luce al suo interno viene assorbita dall’orizzonte degli eventi”, prosegue Rezzolla.

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“E’ un buco nero, come predetto da Einstein”

E’ dal 2014 che l’Erc (Consiglio europeo della ricerca) sta finanziando con 14 milioni di euro il progetto EHT e in particolare le ricerche condotte da Luciano Rezzolla, Heino Falcke, della Radboud University Nijmegen, e Micheal Kramer, della Royal Astronomical Society.

“Abbiamo cercato i buchi neri più grandi, come quello al centro della Via Lattea, chiamato Sagittario A, e quello della galassia M87”, ha spiegato Rezzolla, che ha aggiunto che i radiotelescopi del progetto EHT hanno consentito per la prima volta di raggiungere “una risoluzione sufficiente per guardare su una scala dell’orizzonte degli eventi”, che non può essere osservato direttamente in quanto “assorbe tutta la luce”.

E’ possibile invece per gli scienziati “predire teoricamente come apparirebbe la regione di plasma che gli è molto prossima. Questo è quello che abbiamo fatto e l’ottimo raccordo tra teoria e osservazioni ci ha convinto che questo è un buco nero come predetto da Einstein”.
Lo straordinario risultato si deve infatti alle previsioni effettuate un secolo fa dal fisico tedesco ed è solo l’inizio, continua Rezzolla, la “prima pagina di un libro nel quale è possibile fare osservazioni sempre più accurate di questi oggetti”.