Italiani e vacanze esotiche, il 25% rientra a casa con infezioni resistenti

Sono 500.000 ogni anno i turisti italiani che rientrano colonizzati da germi resistenti

E’ tempo di vacanze estive e gli italiani, soprattuto i più giovani, sono spesso attratti dal fascino delle mete esotiche. Una scelta che però può comportare alcuni rischi per la salute, tra cui quello di tornare indietro infettati da qualche batterio resistente agli antibiotici. A lanciare l’allarme sono gli esperti del Gruppo Italiano per la Stewardship Antimicrobica (Gisa) in occasione del convegno Antimicrobial Stewardship Toscana, in programma a Pisa il 12 giugno, secondo cui sono 500mila ogni anno gli italiani che tornano a casa dalle vacanze con un’infezione farmaco-resistente.

Quali sono le zone più a rischio?

«I dati più recenti a disposizione indicano che circa il 25% dei viaggiatori di rientro da mete esotiche è colonizzato da germi resistenti agli antibiotici: succede soprattutto ai 20-30enni che viaggiano di più, più a lungo e spostandosi anche in zone disagevoli e aree più a rischio per brutti incontri», spiega Francesco Menichetti, presidente del Gisa e docente di Malattie infettive all’Università di Pisa.

«I batteri resistenti – prosegue – possono essere incontrati spesso durante vacanze in aree come Sudest Asiatico, Africa, Sudamerica e tutte le nazioni a basso-medio reddito e al rientro costituiscono un rischio per il viaggiatore stesso e per la sua comunità: se si viene colonizzati da questi germi, infatti, si possono sviluppare malattie, come infezioni urinarie o respiratorie, ma soprattutto si può essere un serbatoio di batteri per persone più fragili, come anziani o soggetti con patologie debilitanti».

La diffusione dei super batteri e l’aumento della resistenza agli antibiotici rappresentano una minaccia sempre più grave per l’umanità, soprattutto dopo la scoperta di una variante dello stafilococco della cute umana che si starebbe diffondendo in diversi ospedali del mondo. Secondo Farmaindustria entro il 2050 i superbatteri uccideranno oltre mezzo milione di italiani.

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I consigli degli esperti

Cosa si può fare quindi per ridurre al minimo i rischi? Quali precauzioni mettere in atto?
Gli esperti innanzitutto consigliano di lavare sempre accuratamente le mani, soprattutto prima di mangiare; evitare di consumare verdure o altri cibi crudi, ma preferire sempre gli alimenti ben cotti, così come evitare i gelati e il ghiaccio nelle bevande; inoltre bisognerebbe bere solo da bottiglie sigillate.

In caso durante il viaggio si abbia febbre o diarrea, il consiglio è quello di rivolgersi al medico al rientro per valutare l’opportunità di un tampone di verifica della presenza di una colonizzazione di batteri resistenti. «Siamo abituati a pensare di poter essere contagiati dai batteri resistenti solo in contesti ospedalieri, ma non è così: anche i viaggi in Paesi tropicali e subtropicali sono un fattore di rischio», osserva Menichetti.

«Secondo le stime su 100.000 viaggiatori che restano un mese all’estero, uno su due avrà disturbi durante il viaggio, 8.000 dovranno recarsi dal medico, 5.000 saranno costretti almeno un pò a letto, 300 saranno ricoverati nel corso della vacanza o al rientro. Sono soprattutto questi soggetti – conclude l’esperto- a essere ad alto rischio di colonizzazione di germi resistenti».