Parkinson, ultrasuoni nel cervello per fermare i tremori

Una tecnica innovativa potrebbe alleviare uno dei sintomi della malattia

Una nuova speranza per chi soffre del morbo di Parkinson arriva da un trial clinico condotto presso l’Università dell’Aquila, che ha messo a punto una tecnica mininvasiva basata sugli ultrasuoni, in grado di alleviare i tremori.

Lo studio è stato presentato oggi al meeting della Radiological Society of North America (RSNA) a Chicago da Federico Bruno, radiologo del Dipartimento di Biotecnologie e Scienze Cliniche applicate. Gli ultrasuoni focalizzati ad alta intensità guidati da risonanza magnetica riscaldano e distruggono un’area circoscritta di tessuto cerebrale chiamata talamo, riducendo i tremori da subito e con una efficacia del 95%, anche a lungo termine.
I tremori sono un sintomo dovuto a spasmi muscolari, solitamente alle mani, e sono spesso invalidanti per i pazienti affetti da Parkinson.
Nel 2018 è stata inaugurata in Italia, all’ospedale Borgo Trento di Verona, la prima macchina a ultrasuoni focalizzati che elimina i tremori.

Tecnica poco invasiva e subito efficace

“Un ulteriore vantaggio degli ultrasuoni – ha dichiarato Bruno – è l’effetto immediato che il trattamento fornisce, diversamente dalla stimolazione profonda”, che richiede inoltre un intervento invasivo per applicare nel cervello una sorta di pacemaker e necessità di più tempo prima che gli effetti siano apprezzabili.

“In più – ha aggiunto – la terapia con ultrasuoni richiede un ridotto tempo di degenza, ed è applicabile anche a pazienti molto fragili, che non potrebbero sostenere un intervento chirurgico”.

Oltre alla nuova terapia a base di antiossidanti ancora in fase di studio, recentemente è stato scoperto che la vitamina B3 sarebbe in grado di rallentare lo sviluppo dei sintomi del morbo di Parkinson, aprendo così la strada a una nuova rivoluzionaria terapia contro questa invalidante malattia neurodegenerativa.

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