La sindrome da esaurimento legata a ritmi lavorativi troppo intensi può causare un disturbo del ritmo cardiaco potenzialmente mortale
Si è già parlato più volte dei rischi associati allo stress sul posto di lavoro, dovuto ad un’eccessiva pressione sui lavoratori e a ritmi troppo frenetici, che possono portare allo sviluppo della cosiddetta sindrome del “burn-out”. Instabilità del posto di lavoro e carenza di personale sono tra le principali cause di stress da lavoro nel nostro Paese, mentre secondo uno studio apparso sulla rivista Psychoneuroendocrinology, il mancato riconoscimento in ambito lavorativo genererebbe ancora più stress rispetto alla tensione psicologica causata dal troppo lavoro o dallo svolgere ruoli di grande responsabilità in azienda.
La sindrome da stress causato dal lavoro comporta costi esorbitanti anche in Italia: si parla di circa 3 miliardi di euro all’anno. Secondo un recente studio sono soprattutto le donne in carriera a risentire dello stress eccessivo, una condizione che le espone anche al rischio di aumentare di peso e arriva a diminuirne le aspettative di vita.
I campanelli d’allarme
A confermare i rischi legati al “burn-out” è uno studio pubblicato sull’European Journal of Preventive Cardiology, rivista dell’European Society of Cardiology (ESC), che suggerisce di prestare attenzione ad alcuni campanelli d’allarme: l’eccessiva stanchezza, la mancanza di energia e l’irritabilità sono segnali che indicare uno stato di esaurimento nervoso associato ad un disturbo del ritmo cardiaco che può rivelarsi anche fatale. La ricerca dimostra per la prima volta l’associazione tra burn-out e alcune patologie cardiache, in particolare un aumento del 20% del rischio di fibrillazione atriale, la forma più comune di aritmia cardiaca.
Si stima che 17 milioni di persone in Europa e 10 milioni di persone negli Stati Uniti possano soffrire di questa condizione entro il prossimo anno, aumentando così il rischio di infarto e di ictus. Le causa di questa condizione no sono ancora chiare, ma sembra che il disagio psicologico sia tra i fattori di rischio. In uno studio condotto dal dottor Parveen K. Garg della University of Southern California a Los Angeles, si legge che “quella che comunemente è indicata come sindrome da burnout, è in genere causata da stress prolungato e profondo generato in ambiente lavorativo o domestico”. L’esperto spiega anche che “differisce dalla depressione, che è caratterizzata da stati negativi dell’umore, senso di colpa e scarsa autostima”.
Il legame tra cuore e burnout
Lo studio ha monitorato 11 mila soggetti a rischio per 25 anni, per individuare sindromi da stress lavorativo, frequenti stati di rabbia, l’utilizzo di antidepressivi o difficoltà nelle relazioni sociali. I partecipanti che hanno manifestato più alti livelli di burnout avevano un rischio maggiore del 20% di sviluppare la fibrillazione atriale nel corso del monitoraggio, rispetto a quelli con poca o nessuna evidenza di tale situazione di stress. Saranno necessari ulteriori studi per spiegare ancora meglio la relazione tra stress e problemi cardiaci, ma sono stati individuati nel corso dello studio due elementi significativi, coinvolti nel meccanismo. “Il sentirsi esauriti è associato ad un aumento dell’infiammazione dell’organismo e un’accresciuta attivazione delle risposte fisiologiche allo stress. Quando queste due componenti vengono innescate cronicamente possono averi seri effetti dannosi sul tessuto cardiaco. E questo può portare a sviluppare l’aritmia”.