La hit parade che raccoglie i ricercatori più citati al mondo, stilata dall’istituto Thomson Reuters, rivela risultati di cui il nostro Paese dovrebbe essere orgoglioso: sono 55 gli studiosi italiani inclusi nella lista, tra cui 5 donne

Sono tutti nomi scelti ”fra le migliori e più brillanti menti scientifiche del nostro tempo”, e sono stati prescelti in quanto ”stanno influenzando la futura direzione dei loro settori di ricerca”, così spiegano gli ideatori della classifica.

A tredici anni di distanza dalla precedente graduatoria, pubblicata nel 2001, la presente lista considera l’operato dei ricercatori che hanno ricevuto un maggior numero di citazioni in ambito scientifico a livello mondiale

Al top nell’astrofisica

E se è vero che i migliori studiosi italiani rappresentano solo il 2% del totale, alcuni settori come la Medicina vedono gli italiani spiccare con ben 15 presenze in classifica: tra queste, c’è Presidente del Comitato scientifico che si è pronunciato sulla vicenda Stamina, Michele Baccarani, dell’università di Bologna.

In particolare sono quattro gli italiani al vertice dell’astrofisica a livello mondiale: nella classifica dei primi cento al mondo per pubblicazioni scientifiche e citazioni (parametri che attestano non solo il numero di articoli pubblicati ma anche quanto siano state importanti per le ricerche del settore) sono (in ordine alfabetico) Patrizia Caraveo, direttore dell’Istituto di Astrofisica Spaziale e Fisica Cosmica di Milano dell’INAF, Andrea Cimatti Professore Ordinario dell’Università di Bologna e associato INAF, Paolo Giommi dell’ASI, responsabile dell’ASI Science Data Center (gestito congiuntamente da ASI e INAF), Alvio Renzini dell’Osservatorio Astronomico di Padova dell’INAF, ora in pensione.

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In un ottima posizione in classifica anche i ricercatori italiani che si occupano di Farmacologia (7), Scienze agrarie (5) e Spazio (4). Tra gli enti di ricerca nei quali lavorano, in particolare, ci sono l’Istituto Nazionale di Astrofisica (Inaf), Consiglio Nazionale delle Ricerche (Cnr), Istituto Italiano di Tecnologia (Iit) e Agenzia Spaziale Italiana (Asi). Tra le università si distinguono invece quelle di Parma, Bologna, Torino, Padova, Firenze, Cagliari, Ferrara e Trieste, accanto a quelle dell’Aquila e della Calabria, Politecnico di Milano e Istituto Mario Negri.

Studi considerati pietre miliari

“Tutto sommato, la rappresentanza italiana ha il 10 per cento di donne, che è abbastanza vicino al numero delle donne che occupano una posizione apicale”, commenta una delle cinque donne protagoniste della classifica, Patrizia Caraveo, direttore dell’Istituto di Astrofisica Spaziale e Fisica Cosmica di Milano dell’Inaf. La studiosa tiene anche a sottolineare che ”sono stati premiati lavori che richiedono anni di sforzi e che alla fine sono considerati pietre miliari, come i cataloghi”.