Primo piano su Harry Potter, del quale è in uscita il nuovo film. La pellicola del maghetto sembra essere un concentrato di nuove tecnologie miste a perizie artigianali, segno che il cinema non può basarsi solo su effetti speciali digitali e quando lo fa, deve farlo con molta molta attenzione.

Il cinema si allea con l’informatica generando pellicole mozzafiato, in cui qualsiasi fantasia prende vita sullo schermo, sembrando addirittura reale. Tra i film fantasy del momento quello che ha dimostrato di utilizzare sempre di più gli effetti speciali permessi dalla tecnologia digitale è sicuramente Harry Potter. Le pellicole del maghetto hanno subito negli anni una progressiva evoluzione digitale, la cui apoteosi risiede ovviamente nell’ultimo episodio della saga, “Il Principe Mezzosangue”.

Lo spettatore seduto al cinema, solitamente, si lascia rapire dalle immagini, tanto che si spaventa se all’improvviso compaiono demoni infernali, piange se muore qualcuno, gioisce se l’eroe del film sconfigge i cattivi e salva l’umanità. Ciò che non è solito fare uno spettatore però è pensare quanto lavoro e quanto impegno si nascondono dietro a scene spettacolari come la caduta del Millennium Bridge di Londra, disastro visibile nell’ultimo episodio di Harry Potter.
Quello che ci sembra così reale da farci paura è in realtà un miscuglio di abilità informatiche miste a buoni programmi grafici e ad un pizzico di fantasia. Tim Burke e Tim Alexander, supervisori degli effetti speciali del film, dichiarano che per la realizzazione del crollo del famoso ponte di Londra sono servite venti persone, che per molti mesi hanno lavorato intensamente. Ad aiutarle sono stati progetti, files CAD e il software di animazione e redering 3D Maya. Lo stesso impegno è stato impiegato per realizzare la scena in cui Silente, preside della scuola di magia di Hogwarts, deve sconfiggere milioni e milioni di creature infere. Gli esperti di effetti speciali sostengono che ci sono voluti mesi per realizzare questa scena di soli sette minuti, per il semplice fatto che non bastano due click su un computer per realizzare una scena realistica. Il problema degli effetti speciali infatti è riuscire a produrre immagini vere, autentiche. Ecco perché i produttori del film hanno dovuto preoccuparsi di rendere i movimenti delle creature infere né troppo veloci, né troppo lenti, in modo che non sembrassero degli zombie, visti e rivisti in tantissimi film, ma che avessero caratteristiche peculiari proprie.
Tuttavia sembra che la parola tecnologia non faccia per forza rima con facilità, perché in ogni caso per realizzare prodotti di qualità è necessario curare i dettagli, nonostante si continui a fare uso di programmi grafici. Ma c’è di più. Alcuni, come Daniele Auber, italiano finito a lavorare alla prestigiosa Jim Henson Creature Shop di Londra (compagnia produttrice di creature “mostruose” e fantastiche per film quali Guerre Stellari o il Muppet Show), sostengono che un buon film abbia bisogno prima di tutto di una buona base di lavoro artigianale. A proposito di Harry Potter, Auber afferma che è normale che siano state impiegate le nuove tecnologie, trattandosi di una grossa produzione. “Attualmente il computer interviene come mediatore, serve a fondere queste due realtà, lavori manuali e computer. Per quanto mi riguarda so che il mio mestiere sarà sempre necessario, io da designer invento le mie creature, il computer resterà sempre un mezzo per realizzarle come uno scalpello o un pennello. Vince ancora la realtà della tridimensionalità, il computer viene
utilizzato di più nelle produzioni a “basso costo” ma ai livelli più alti è ancora fondamentale l’apporto dell’artigianato…”, queste le successive parole di Daniele Auber a proposito dell’uso della tecnologia nel cinema. Alla luce di tutto ciò, se si guardano attentamente i film di Harry Potter si scopre che oltre ai grandi effetti speciali compaiono miliardi di particolari realizzati con minuziosa precisione. Ad esempio in una sequenza del film si vede, per pochi secondi, un libro che al suo interno ha dei capilettera deliziosamente decorati. Se sullo schermo la cura per i dettagli salta agli occhi a vederlo dal vero risulta ancora più elaborato. Questo è lo spirito del film, che scopriamo essere non solo battaglie in aria su scope magiche ma anche raffinato artigianato.

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