Più innovazione ma scelte responsabili

Allarme clima. I big mondiali hanno preso coscienza dei cambiamenti in atto. Ma non basta. All’appello mancano: una tabella di marcia con obiettivi vincolati, un piano sull’uso dei combustibili fossili e regole chiare sui finanziamenti promessi. Il dibattito resta aperto perché la “matassa” è molto intricata. I cambiamenti climatici non sono un semplice incidente di percorso nel cammino trionfale del capitalismo consumista, come ci ha spiegato l’economista, Andrea Masullo, durante il XII Forum di Greenaccord.

Non si può chiedere ai paesi poveri di non fare quello che i paesi ricchi hanno fatto per cento anni né che per colmare il gap di benessere accumulato in decenni di ritardo devono seguire nuove strade, pur riconoscendo che i cambiamenti climatici avranno sulle loro popolazioni effetti drammatici. Ma non solo. Come si fa a convincere i più ricchi che devono ridurre drasticamente i loro consumi se non vogliono vedere il loro benessere minacciato da devastanti cambiamenti climatici e da conflitti crescenti? «Un’economia fondata sull’accumulo competitivo di ricchezza non ha nella sua logica la distribuzione e la condivisione del benessere. Anzi, più si avvicina ai limiti fisici delle risorse del Pianeta e più ha bisogno di produrre povertà da una parte per continuare a produrre ricchezza dall’altra».

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La tecnologia può essere un alleato importante per il monitoraggio e la difesa dell’ambiente. I supercomputer forniscono scenari e previsioni, ma non bastano né per evitare le catastrofi né per tracciare la road map. Non dobbiamo dimenticare che quello umano resta il fattore più critico e che la responsabilità delle scelte rimane tutta politica. Sarebbe bello se l’Italia fosse più coerente nella scelta delle rinnovabili per lo sviluppo presente e futuro. E sarebbe bello se fossero diffusi i dati sui finanziamenti distribuiti per gli impianti eolici, fotovoltaici e a biomasse in giro per la Penisola per capire qual è stato l’impatto in termini di performance e di benefici per l’ambiente. Big data (quelli veri), programmi di simulazione, modelli di calcolo, elaborazione in-memory e visual analytics possono ricostruire la storia climatica e spiegarci come le variazioni di temperatura incidono sulla vita del Pianeta. Ma in una situazione di rischio, chi è davvero in grado di integrare tutte le fonti di informazioni (dati satellitari, temperatura, mobilità, soccorsi)? A voi la risposta.