“I ragazzi stanno bene”, canteranno tra pochi giorni i Negrita al Festival di Sanremo. Il brano farà parte della raccolta “I ragazzi stanno bene 1994-2019”, in uscita l’8 febbraio.

L’album celebra i 25 anni di carriera dei Negrita attraverso 33 canzoni che ne ripercorrono la storia, arricchito da tre inediti: il brano presentato al Festival, “Andalusia” e “Adesso basta”. Questa è la seconda raccolta della band: la prima era stata pubblicata nel 2003, dopo la prima apparizione dei Negrita a Sanremo. Di questo nuovo capitolo abbiamo chiesto a Drigo, chitarrista del gruppo.

Cosa rappresenta “I ragazzi stanno bene”?

È un rifiuto, è la non accettazione di certe storture che la società contemporanea ci regala e ci impone ogni giorno. A questa età, poter urlare: “Non mi va!” diventa altamente liberatorio e alla fine, per chi vede le cose come noi, anche incoraggiante.

Mi sembra che “I ragazzi stanno bene” avrebbe potuto far parte di “Desert Yacht Club” (il più recente album di inediti dei Negrita, nda), perché di questo album dicevate che arrivati a una certa età “Ci si deve chiedere chi siamo e chi vogliamo essere”. Forse il vostro urlo liberatorio deriva proprio da queste domande.

Non è così. Ogni volta che cominciamo un nuovo lavoro il primissimo scrupolo, comune e istintivo, è quello di dissociarci, slacciarci completamente dall’album precedente. Abbiamo sempre avuto pudore di ripeterci. Può essere una sofferenza abbandonare abitudini o percorsi fruttuosi, ma si progredisce solo continuando a esplorare.

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Come mai dopo 15 anni questa voglia di tornare a Sanremo?

Dopo la nostra innocua partecipazione del 2003, un’edizione come tante dimenticabile, ci dicemmo: mai più. Come fanno molti altri amici o persone affini, solitamente evito di farmi rubare del tempo da manifestazioni televisive nazional-popolari di livello mediocre. L’anno scorso ho voluto guardare la performance dell’amico Ermal (Meta, nda). Ero anche incuriosito dal fatto che la direzione artistica fosse nelle mani non di un personaggio televisivo ma di un collega, un musicista (Claudio Baglioni, nda). Uno che la musica la fa, la vive, ne gioisce e ne soffre dall’altra parte della barricata. E magari quando guarda Sanremo, il festival della canzone italiana, pensa: “C’è tanto che non va”. Ho acceso la tv per vedere Ermal e curiosare su Baglioni. Sono rimasto a guardare tutta la settimana. Mi è piaciuto, non ho pensato come altre volte: “Noi italiani siamo scarsi”. Mi sono emozionato, ho riso, ho pianto, ho seguito e apprezzato tutti. Bello.

È finita che quest’anno ci sono i Negrita all’Ariston.

Al timone oggi c’è lo staff dell’anno scorso, il cast dei partecipanti intriga, incuriosisce me come il resto degli italiani. Dire: “Sanremo è Sanremo” vuol dire che qui può accadere di tutto. Può essere un carosello patetico o il posto giusto nel momento giusto. Tira un bel vento. E suonare questo pezzo live con un’orchestra alle spalle… nelle mie cuffie è emozionante.

Negrita
Qual è il senso dell’antologia che state per pubblicare?

Non è un caso che il nuovo album si chiami anche questo “I ragazzi stanno bene”. Nella canzone che portiamo a Sanremo i ragazzi sono le nuove generazioni, quelle dei nostri figli pre ed adolescenti. Qui si inneggia alla fiducia e al far di testa propria. Nel titolo dell’album i ragazzi siamo noi. Quando abbiamo iniziato, non era possibile prevedere quello che sarebbe successo. Abbiamo visitato ogni angolo del mondo spedendo nell’etere cartoline di musica incitando al viaggio, a cambi di mentalità, alla negazione delle frontiere e alla vita incandescente. Bruciati per amore rotolando giù per mille burroni, sognando giorno e notte di volare, testardamente alla ricerca di gioie infinite. Ovunque e sempre insieme abbiamo vissuto per vivere e condividere, raccogliere e raccontare.

Gli altri inediti della raccolta che temi trattano?

Come nelle onde o nelle frequenze musicali, nella vita ci sono picchi alti e picchi bassi. È inevitabile, è natura. Una delle nuove canzoni racconta un picco basso: l’ennesima lite fra Pau e me che rischia di infrangere tutto. Sono considerazioni che lui mi ha inviato in musica dopo che avevo detto basta. Non ha cercato d’incontrarmi, non mi ha telefonato, mi ha inviato un suo demo con questo pezzo. Quello che ho appena raccontato è un nostro frangente. La canzone è un inno all’amicizia e si chiama… guarda guarda: “Adesso basta”. L’altra canzone è “Andalusia”, ed è un altro dei nostri viaggi estivi e solari.

Dopo Sanremo quali impegni avrete? Magari un tour?

Esatto! Il live, il momento in assoluto più vibrante e radioso. Dobbiamo ancora decidere il momento, ma da qui e per un bel po’ niente più studio, solo palco.

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