Obesità, ecco come sconfiggerla stimolando il cervello

Sviluppata una nuova terapia a base di mini-scosse cerebrali che riducono l’appetito

Si può curare l’obesità prendendo di mira il cervello? E’ questo l’obiettivo raggiunto dai ricercatori del Policlinico di San Donato, che hanno ottenuto ottimi risultati dalla stimolazione magnetica transcranica (dTMS), una tecnica indolore che attraverso mini-scosse al cervello ridurrebbe il desiderio di cibo, contribuendo così alla perdita di peso.
Un altro studio italiano ha recentemente scoperto che un ormone prodotto dai muscoli è in grado di trasmettere al cervello l’impulso di spegnere la fame, mentre un’altra ricerca dell’Università di Cambridge aveva fatto luce sui meccanismi alla base della fame, che spiegano come mai spesso chi segue regimi alimentari dietetici non riesce a perdere peso. 

Un sistema efficace contro la depressione

La stimolazione magnetica transcranica si è già rivelata efficace nel contrastare la depressione o la dipendenza da alcol e nicotina; questi precedenti incoraggianti hanno portato i ricercatori testare la stessa tecnica per ridurre l’appetito, sottoponendo circa 50 soggetti adulti a 15 sedute, tre volte a settimana, per un periodo di cinque settimane. Il team ha evidenziato una significativa riduzione dell’indice di massa corporea, pari in media all’8,4% rispetto al peso iniziale: “quasi nove chili separano i pazienti che si sono sottoposti a dTMS dal gruppo di controllo” – si legge in una nota- , risultati che confermati anche durante il periodo di follow-up di un anno durante il quale sono stati seguiti 33 pazienti.

Una tecnica indolore e poco invasiva

I vantaggi di questo tipo di stimolazione magnetica transcranica sono anche l’assenza di dolore e la bassissima invasività: si utilizza semplicemente un casco che “applica dall’esterno una sollecitazione elettromagnetica a differenti regioni del cervello, corticali e subcorticali”, spiegano gli autori.

Livio Luzi, responsabile di Endocrinologia e Malattie Metaboliche all’ospedale milanese e coordinatore dello studio, spiega che “fornire una terapia non invasiva ai soggetti obesi è una sfida cruciale” e la dTMS si è rivelata molto efficace nel gestire comportamenti alimentari anomali legati al metabolismo, alla scelte personali, ma anche ad “alcune disfunzioni nei circuiti cerebrali della ricompensa, modulati dalla dopamina”.

Questo studio ha aperto la strada ad un utilizzo semplificato della stimolazione cerebrale, offrendo sia la possibilità di trattare soggetti obesi che l’opportunità di prevenire la malattia negli adolescenti, che sono i soggetti più a rischio.

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